La 30enne Irene Finotti, di Scardovari, in provincia di Rovigo (Veneto), è stata suo malgrado vittima del 'gioco' "pull a pig", che purtroppo sta prendendo sempre più piede (leggi qui). Letteralmente l'espressione significa "inganna un maiale" e consiste nel prendere in giro ragazze ritenute poco attraenti facendo credere di essere interessati a loro. La vicenda è stata raccontata dalla giovane alla giornalista del "Fatto Quotidiano" Selvaggia Lucarelli, che più volte si era scagliata contro la pagina Facebook "Pastorizia e Acazzoduro". Proprio tramite questa pagina la 30enne era stata invitata a unirsi a un secondo gruppo segreto.
"Un anno e mezzo fa l’amministratore di un gruppo segreto su Facebook mi ha invitata nel gruppo. Mi lusingava dicendo che ero una delle poche elette. Dentro a quel gruppo c’era una ragazza di nome Assia che poi ho scoperto essere famosa per bullizzare le persone grasse. Io in quel periodo era infatti in sovrappeso, per questo trascorrevo molto tempo online", spiega Irene. Poi un un certo C., 31 anni, la invita a uscire. Irene accetta: "Mi coccolava, mi faceva sentire attraente, nonostante Assia facesse spesso battute sul mio peso. Alla fine, dopo due mesi ho accettato di incontrarlo. È venuto lui a Porto Tolle da Piacenza. Siamo stati tre giorni insieme, lo raggiungevo alla sera in hotel perché durante il giorno lavoravo nel bar di Barricata".
Quando torna a casa, lui le fa sapere che la storia non può continuare. Irene racconta di essere uscita subito dai gruppi Facebook perché vedere quel ragazzo la faceva soffrire. Un giorno però un’amica la chiama e le racconta che una sua foto intima girava sul web connessa a un link dal titolo "Irene Balenotteri". In pratica C. le aveva scattato diverse foto intime di nascosto nei tre giorni che avevano trascorso nell’hotel di Porto Tolle e le aveva tutte pubblicate sul web per dileggiarla. "È stato terribile. lo ho contattato subito, lui ha ovviamente negato. Alla fine sono riuscita a sapere di essere finita vittima di un gioco subdolo, in pratica io era la cicciona da umiliare", dice amaramente la ragazza.
Irene si è dunque rivolta alla polizia postale, ma gli agenti non sono riusciti a risalire ai colpevoli. "Volevo licenziarmi, temevo che il mio capo vedesse quelle foto, mi vergognavo con la mia famiglia. Ho iniziato ad assumere antidepressivi", spiega la 30enne. Irene poi decide di operarsi, perdendo 50 chili. Adesso continua a lavorare al villaggio turistico di Barricata come responsabile del bar che si trova all’interno della struttura, è fidanzata ma la paura di essere presa di mira sul social non le è passata: "Ci sono ragazze che sono arrivate al suicidio dopo essere state vittime di cyberbullismo. Voglio mettere in guardia tutti le giovani che frequentano i social, attente ai maiali. Il problema è che su Facebook un utente può crearsi diversi profili usando le identità più assurde e Facebook banna solo i meno plausibili".