Il Teatro Massimo di Palermo. è uno dei simboli della città. Si tratta del più grande edificio teatrale lirico d’Italia, oltre a essere uno dei più grandi d’Europa, costruito verso la fine dell’Ottocento e vanto assoluto del capoluogo siciliano.
Quale turista o passante non si ferma ad ammirarne la maestosità ogni qual volta si trova in Piazza Verdi? Eppure, ci sono 7 curiosità sul Massimo di cui non tutti sono a conoscenza, neanche i palermitani stessi, che con la struttura di gusto neoclassico-eclettico convivono da anni.
Curiosità sul Teatro Massimo
- Il Massimo sorse per rispondere a tre finalità: anzitutto, come sede di una stagione d’opera, ma anche come spazio per i veglioni di Carnevale e sede del casino per i nobili. Delle ultime due non se ne fece mai nulla.
- Nel maggio 1881, l’assessore ai lavori pubblici Fortunato Vegara di Craco, indignato per una eccesso di spesa ammontante a 420.000 lire, accusò il progettista del teatro, Giovan Battista Filippo Basile di aver gonfiato i conti. Il Comune sospese i lavori, revocò l’incarico a Basile e affidò la prosecuzione all’architetto Alessandro Antonelli. La cittadinanza tuttavia si schierò in difesa di Basile e nel 1890 gli fu riaffiorata la direzione dei lavori.
- Il costo complessivo fu di 8 milioni di lire. Secondo le cronache del tempo, per i teatri di Parigi e di Vienna si spesero rispettivamente 30 e 20 milioni.
- Non sembrerebbe, ma il Teatro Massimo è incompiuto per mancanza di fondi. Non vennero realizzati, ad esempio,la quadriglia centrale, i due gruppi laterali e il genietto alato che avrebbe dovuto trovare il suo posto sul timpano del portico.
- Il 16 maggio 1897, giorno dell’inaugurazione, furono ammessi 3.000 spettatori, tutti quelli che possono essere contenuti all’interno. Oggi, le vigenti norme consentono di ospitare un massimo di 1.300 persone.
- Dopo l’inaugurazione il teatro divenne il centro vivo della città imponendosi come il polo occupazionale più importante dopo i Cantieri Navali.
- Anthony Carcione, un tenente dell’esercito americano addetto ai collegamenti, raccontò che durante la seconda guerra mondiale, piloti e puntatori dei bombardieri ricevettero l’ordine di tenere fuori mira la sede del Cardinale, la Cattedrale e il Teatro Massimo.