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La Grotta di San Teodoro ad Acquedolci, in provincia di Messina, ha di recente fatto parlare di sé per un’eccezionale scoperta.

Un team internazionale di ricercatori, tra cui studiosi delle Università di Palermo, Statale di Milano, Firenze, Roma Sapienza, Bangor University e Cambridge, ha analizzato per la prima volta il DNA di una iena fossile siciliana, rinvenuta proprio in questa straordinaria grotta.

Il materiale genetico estratto da un frammento di coprolite (escremento fossilizzato), risalente a oltre 20 mila anni, ha permesso di mostrare come le iene siciliane possedevano caratteristiche genetiche molto particolari, distinte da quelle delle attuali iene africane e delle altre iene fossili conosciute.

Un’interessante scoperta che ha reso questo sito ancora più speciale.

La Grotta di San Teodoro: dove si trova e come visitarla

Situata sul pizzo Castellaro, a 140 metri sul livello del mare, sulla propaggine settentrionale del Monte di San Fratello, a circa 2km dal centro abitato di Acquedolci, la Grotta di San Teodoro, lunga 60 metri, larga e alta 20 metri, si è formata per un fenomeno carsico che risale a circa otto-dieci milioni di anni fa.

Si tratta di uno dei siti europei di maggiore interesse paleontologico e paletnologico. Al suo interno è racchiuso un immenso tesoro, un patrimonio antico, in termini di popolamenti di animali, ormai estinti e resti dell’uomo preistorico, che aiutano ad arricchire la nostra comprensione dell’antico ecosistema siciliano.

Nell’area antistante la grotta si estendeva un lago pleistocenico che ha anche restituito numerosi resti di fauna pleistocenica, tra cui cervi, ippopotami, elefanti nani e, naturalmente, le famose iene. La ricca stratigrafia della grotta offre un’importante finestra sull’evoluzione climatica e ambientale della Sicilia durante il Pleistocene (circa 200.000 anni fa).

A questo deposito si sovrapponeva uno strato sterile di elementi calcarei e ancora sopra uno strato ricco di resti di mammiferi del quaternario e di manufatti litici del Paleolitico Superiore, periodo, denominato Epigravettiano finale (tra i 12000 e gli 8000 anni a.C.), in cui la Grotta di San Teodoro, fu abitata dall’uomo.

In questo sito sono state ritrovate le prime sepolture paleolitiche siciliane: cinque crani e due scheletri eccezionalmente completi che per primi hanno consentito una conoscenza approfondita degli antichi abitanti della Sicilia.

Tra le testimonianze più significative il ritrovamento dei resti fossili di una donna di circa 30 anni, alta 165 cm, alla quale è stato attribuito il nome di Thea (dal latino Theodora) per collegarlo a quello della grotta.

Oggi, la Grotta di San Teodoro è una delle aree archeologiche più importanti del Mediterraneo, e continua ad essere un luogo di interesse per archeologi, paleontologi e genetisti di tutto il mondo. Il sito, custodito dal Parco Archeologico di Tindari, è visitabile ed è spesso protagonista di eventi culturali e didattici volti a sensibilizzare il pubblico sull’importanza della conservazione del patrimonio naturale e storico.

Per maggiori informazioni è possibile contattare il Parco Archeologico di Tindari al numero 0941730005 o scrivere alla mail parco.archeo.tindari@regione.sicilia.it o visitare il sito.

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