Quante volte, noi siciliani, abbiamo dovuto spiegare ai nostri amici di altre regioni il senso del detto “Moviti ddocu (o “muoviti ddocu”)?
Questa espressione, da molti conosciuta come ‘moviti fermu’, racchiude tutta la ricchezza e la complessità del dialetto siciliano, dove le parole non sono mai solo parole, ma portano con sé storie, insegnamenti e paradossi.
I modi di dire siciliani sono un prezioso patrimonio culturale, tramandato di generazione in generazione, capaci di racchiudere in poche parole saggezza popolare, valori e conoscenze radicate nella vita quotidiana dell’isola, che resistono al tempo.
“Moviti ddocu” si traduce letteralmente come “muoviti lì” e non significa altro che “stai fermo”, l’opposto di quanto intuitivamente si potrebbe pensare. In poche parole, si tratta di un invito a non muoversi, a restare lì dove si è, senza agitarsi.
Viene dunque utilizzato per esortare qualcuno a restare nella posizione attuale, enfatizzando l’importanza di non spostarsi.
Come ogni detto popolare, anche questa espressione siciliana cela un significato più profondo, che va oltre il semplice comando.
Nel dialetto siciliano si nasconde una sorta di saggezza ancestrale, che invita a mantenere calma e riflessione in ogni situazione, anche la più difficile.
Questo paradosso linguistico ci spinge a riflettere su come, spesso, sia possibile “muoversi” restando fermi, esercitando la propria forza mentale, piuttosto che quella fisica.
“Moviti ddocu” porta così con sé un messaggio attuale: restare a casa, fisicamente bloccati, come accaduto, per esempio, durante la pandemia, ma attivare la mente, alimentare le relazioni con i propri cari, mantenere viva la fantasia e il coraggio. L’invito è a non fermarsi mentalmente, anche quando il corpo è costretto alla staticità.
Il dialetto siciliano ci ricorda così che, anche nei momenti di immobilità, c’è un modo per muoversi: muovere il cervello e la creatività, un invito a non arrendersi, ma a sfruttare anche i momenti di immobilità per arricchirsi interiormente.
“Moviti ddocu è una lezione che ci invita a non fermarci mai completamente, neanche nelle situazioni più complesse.
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