Angelo Zarcone, padre di Diabolik, è diventato una figura leggendaria nel mondo del fumetto. Il pittore siciliano, soprannominato da tutti il “Tedesco” per i suoi sandali con calzini e la compagnia di un bambino biondo, fu il disegnatore del primo numero di “Diabolik“, pubblicato nel novembre 1962.
Dopo aver consegnato le tavole il padre di Diabolik scomparve, però, nel nulla. Nemmeno l’investigatore privato Tom Ponzi, ingaggiato da Angela Giussani, riuscì mai a ritrovarlo, lasciando il suo nome avvolto in un alone di mistero.
Un’enigma ancora irrisolto
Per decenni, la storia del disegnatore ha alimentato speculazioni e teorie. Alcuni lo immaginavano nascosto in una baita di montagna, altri emigrato in Francia, macellaio a Bagheria oppure in una casa di cura per malattie mentali.
Tra le ipotesi più affascinanti, quella che lo vedeva gestire un ristorante su un’isola o addirittura identificarsi con lo stesso Diabolik.
Negli anni ’60, la Milano del boom economico era un crocevia di opportunità, dove immigrati di tutta Italia tentavano la fortuna e Zarcone, che in realtà era un pittore siciliano, si trovava in città per cercare successo nel mondo dell’editoria e della pubblicità.
Tuttavia, le collaborazioni con Gino Sansoni, noto editore di riviste popolari e fumetti, non lo entusiasmarono. Zarcone non era orgoglioso del suo lavoro per Diabolik, un fumetto che raccontava le avventure di un assassino, né degli altri progetti legati a riviste dal taglio audace.
Ma chi era davvero l’uomo che ava disegnato quegli occhi di ghiaccio? Da dove veniva l’uomo che aveva dato un volto a Diabolik? Era realmente esistito o era solo un’invenzione dello stesso Sansoni per tutelare un amico? Il libro “Non sono stato io” di Gianni Bono e Raffaele Mangano, edito da IF Edizioni, è riuscito a riportare alla luce questa misteriosa storia, ricostruendo frammenti della sua vita.
Nelle ultime pagine del libro, dopo una serie di piste plausibili, ma non veritiere, gli autori svelano che Zarcone, insoddisfatto del suo percorso milanese, tornò nella sua terra natale, la Sicilia.
Nonostante molte domande abbiano trovato risposta, il mistero di Zarcone non è ancora del tutto risolto. La scoperta di un suo quadro del 1994, raffigurante San Josemaría Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei, nella cappella di Sant’Apollinare a Roma, ha aggiunto un ulteriore elemento di mistero a questa vicenda. Come sia arrivato a realizzare quell’opera e quale fosse il suo percorso negli anni successivi al ritorno in Sicilia rimane un’incognita.
Il nome di Angelo Zarcone continua a intrecciarsi con il mito di “Diabolik”, alimentando il fascino per una figura che, come il suo celebre personaggio, sembra destinata a restare avvolta nel mistero.