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Dopo oltre trent’anni dall’unica esposizione, i 27 acquerelli realizzati dal poeta Salvatore Quasimodo nel 1953 tornano alla luce grazie alla mostra “Oltre Quasimodo. Le 27 gouaches. Sapevo già tutto, e volli peccare”, ospitata dal Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea Riso di Palermo.

L’esposizione sarà visitabile fino al prossimo 31 dicembre, con ingresso dal martedì al sabato (dalle 9 alle 18.30) e la domenica e i festivi (dalle 9 alle 13). L’ultimo ingresso è previsto 30 minuti prima della chiusura. Non è previsto un costo aggiuntivo oltre al biglietto del museo, fissato a 7 euro.

L’unica incursione di Quasimodo nelle arti visive

Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la letteratura nel 1959, è noto per la sua poesia ma meno per le sue incursioni nel mondo dell’arte visiva. Gli acquerelli, realizzati quasi per gioco nel 1953, rappresentano la sua unica esperienza in questo campo.

Le opere, conservate per oltre cinquant’anni nel caveau di una banca tedesca, sono state mostrate per la prima e unica volta nel 1994 durante una mostra a Roma. A distanza di quasi trent’anni, gli eredi di Alberto Lùcia, amico di Quasimodo e custode delle opere, hanno concesso il prestito per questa esposizione a Palermo.

La genesi delle gouaches

La creazione degli acquerelli nasce quasi per caso: nel 1953, l’amico e poeta Alberto Lùcia visitò Quasimodo nel suo studio milanese con un pacchetto contenente colori e pennelli, destinato al drammaturgo messinese Beniamino Joppolo, da poco convertito alla pittura astratta.

Spinto dalla curiosità, Quasimodo decise di cimentarsi personalmente. Quella che iniziò come una sfida intellettuale si trasformò presto in una serie di 27 gouaches. “Appar chiaro che uno scherzo non può durare così a lungo”, scrisse la critica Rossana Bossaglia. Quasimodo comprese rapidamente il valore dell’immagine come segno-astrazione, come evidenziato da Lùcia stesso.

Il destino delle opere

Quasimodo, inizialmente intenzionato a distruggere le gouaches, le donò invece ad Alberto Lùcia, che le conservò con cura. Per proteggerle dall’usura, Lùcia ne fece riprodurre alcune a laser, oggi esposte nella casa-museo del poeta e in mostre a Milano e Messina.

Nel 1993, il figlio di Quasimodo, Alessandro Quasimodo, le riunì in un prezioso libro associando ogni opera a una poesia legata dal tema comune del “cuore”.

Un legame con la poesia e l’arte astratta

Le 27 gouaches rappresentano una testimonianza unica del dialogo tra poesia e arti visive. Sebbene nate come un esperimento giocoso, le opere riflettono la complessità intellettuale di Quasimodo, che utilizzò l’arte astratta per esplorare nuovi linguaggi espressivi.

La mostra consente di ammirare non solo il lato meno noto del poeta ma anche l’evoluzione di un dialogo tra letteratura e arte contemporanea, che oggi continua a ispirare.

Dettagli pratici della mostra

L’esposizione al Museo Riso offre un’occasione imperdibile per scoprire queste opere eccezionali. La sede si trova nel cuore di Palermo, facilmente accessibile ai visitatori.

Non è previsto alcun costo aggiuntivo oltre al biglietto d’ingresso al museo. Gli orari di visita sono pensati per garantire massima flessibilità, permettendo a un ampio pubblico di godere di questa rara collezione.