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Tra gli appuntamenti più attesi dell’ottava edizione del Messina Film Festival, l’incontro con Giuseppe Tornatore è stato un evento imperdibile.

Il regista Premio Oscar, da sempre simbolo della Sicilia nel mondo del cinema, è stato protagonista di un dialogo appassionato con il giornalista messinese Franco Cicero.

Durante l’evento, ospitato il 3 dicembre presso la Sala Laudamo, si è esplorato il legame tra il cinema di Giuseppe Tornatore e l’opera lirica.

In collegamento video, il regista bagherese ha condiviso ricordi della sua infanzia, rivelando come la sua passione per la lirica sia nata grazie al nonno materno, venditore ambulante e grande melomane: “Mio nonno mi portava due volte l’anno al Teatro Massimo di Palermo per la Festa di San Giuseppe, dove ascoltavamo brani tratti da opere come la ‘Cavalleria Rusticana’ e ‘La Traviata'”, ha raccontato Tornatore.

L’amore per la musica si è poi trasformato in una vera e propria ricerca: “Da collezionista di dischi, ho iniziato a studiare le opere, indagandone origini e caratteristiche. Ho seguito con grande interesse anche i film tratti da opere liriche, come ‘La bohème’ di Comencini e le produzioni di Zeffirelli”.

Cinema e lirica: le contaminazioni nell’opera di Tornatore

Pur non avendo mai diretto un’opera lirica, Tornatore ha raccontato di aver ricevuto numerose proposte, in particolare per Cavalleria Rusticana. “Rifiutai, trovando banale che un regista siciliano si cimentasse proprio in quell’opera come prima esperienza”, ha spiegato.

Tuttavia, l’opera ha influenzato profondamente il suo lavoro, come si nota nella colonna sonora di ‘Stanno tutti bene‘ (1990) proiettato al festival e interpretato da Marcello Mastroianni, che contiene diversi riferimenti alla lirica, tra cui il cameo di Ennio Morricone che dirige l’orchestra in una scena dedicata a ‘La Traviata’ al Teatro alla Scala di Milano.

Il grande maestro, collaboratore di lunga data del regista, ha composto il tema principale con contaminazioni verdiane, mozartiane e belliniane, in un chiaro omaggio al genere.

Il protagonista del film, Matteo Scuro, è un melomane che chiama i suoi figli con nomi ispirati all’opera: Norma, Tosca, Caino, Guglielmo e Alvaro. Tornatore ha sottolineato però che non c’era l’intenzione di legare il destino dei personaggi a quello delle figure operistiche.

Il film, nato in un periodo difficile per il regista dopo il successo del capolavoro ‘Nuovo Cinema Paradiso‘, ha offerto l’occasione per riflettere sull’Italia di quegli anni. “Erano tempi in cui il Paese veniva raccontato dai politici come in ripresa, ma il tessuto sociale mostrava grandi criticità. Attraverso la storia dei figli sparsi per l’Italia e le visite del padre, volevo tastare il polso della situazione”, ha spiegato.

Il rapporto di Tornatore con la musica è quotidiano e fondamentale. “Ho sempre inserito partiture originali nei miei film. La musica deve nascere dalla storia e ha lo stesso diritto delle altre componenti“, ha dichiarato. Ha inoltre spiegato il suo approccio metodico durante il montaggio: “Non ascolto musica durante questa fase, perché sperimentare musiche di repertorio è un errore. Un film deve funzionare senza la musica; solo successivamente la colonna sonora compone il quadro finale”.

Tornatore è un’artista che non smette di stupire, capace di unire cinema e musica in un dialogo continuo, dove l’opera lirica, anche se indirettamente, resta una presenza costante.

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