Sei su Telegram? Ti piacciono le nostre notizie? Segui il canale di SiciliaFan! Iscriviti, cliccando qui!
UNISCITI

Lo Sfincione di Bagheria è una delle specialità siciliane più famose. Vero e proprio simbolo della “Città delle Ville e del Gusto“, a due passi da Palermo, differisce dalla versione del capoluogo, con la quale ha in comune la bontà. Entrambe le ricette sono protagoniste sulle tavole delle festività natalizie e il Gambero Rosso ha deciso di omaggiare la versione bagherese con un interessante articolo a firma di Liliana Rosano.

Il termine Sfincione deriva dall’arabo “isfan”, cioè spugna (ne abbiamo parlato qui): la ricetta nasce nel Convento di San Vito di Palermo, qui le suore creano un disco con farina di semola, una sorta di torta spugnosa, salata, con caciocavallo fresco, cipolla, sfilacci di carne e besciamella.

Dalle cucine delle suore, lo Sfincione arriva a quelle di Bagheria tra il XVII e il XIX secolo, insieme alle famiglie che si trasferiscono nelle residenze estive e i loro abilissimi Monsù. Proprio i Monsù adattano la ricetta con le materie prime locali: cipolle, acciughe di Aspra (al posto della carne), tuma (al posto della besciamella).

Quando nasce lo Sfincione di Bagheria?

Lo Sfincione di Bagheria nasce nel 1826 e rivendica con orgoglio le sue peculiarità: è bianco e senza pomodoro, rotondo e più alto. Mario Liberto, autore del saggio “La cucina dei Monsù nel Regno delle Due Sicilie”, scrive: “Lo sfincione di Bagheria a differenza di quello palermitano, nasce prima e non può essere considerato un simbolo dello street food ma della cucina delle famiglie aristocratiche“. E, ancora: “È un piatto gourmet per la sua origine aristocratica e a chilometro zero ante litteram per l’utilizzo di materie prime del luogo”.

Come abbiamo anticipato, lo Sfincione è un must delle feste quindi, secondo il Gambero Rosso, è diventato un simbolo delle festività natalizie ben prima dell’avvento del panettone. L’originale di Bagheria è con tuma ma, negli anni Sessanta, inizia anche ad essere utilizzata la ricotta. Tanti chef lo hanno reinterpretato, nei panifici baarioti viene sfornata una teglia dopo l’altra e, soprattutto nel mese di dicembre, un meraviglioso profumo avvolge case, forni e pizzerie.

Articoli correlati