Chi era il “siddunaru“? Tra gli antichi mestieri della Sicilia, quello del “siddunaru” è un esempio del connubio tra artigianato e cultura popolare.
Figura centrale in un tempo in cui cavalli, asini e muli erano indispensabili per la vita quotidiana, il siddunaru ha lasciato un’eredità che si intreccia con il folklore e le festività religiose, in particolare quelle dedicate ai santi Alfio, Cirino e Filadelfio a Trecastagni, piccolo comune alle pendici dell’Etna, in provincia di Catania.
L’arte del siddunaru: dal cuoio al metallo
Come riporta Sicilian Post il siddunaru era l’artigiano specializzato nella realizzazione di attrezzature per i carri e gli animali da soma. L’elemento centrale del suo lavoro era il “sidduni“, una robusta sella posta sul dorso dei cavalli da traino. Queste selle erano spesso accompagnate dai “zimmila“, borse intrecciate con la curina, il cuore delle foglie di palma nana, utilizzate per trasportare merci.
Fondamentale era anche la “varda“, un’imbottitura di paglia o crine che proteggeva il dorso dell’animale, garantendo comfort durante i lunghi tragitti.
Accanto a queste creazioni pratiche, il siddunaru dimostrava la sua abilità artistica nella lavorazione dei metalli, dando vita alle “ciancianedde“, campanelli di rame che decoravano i cavalli e accompagnavano il loro passo con un tintinnio inconfondibile.
Non meno importanti erano i “busciuli“, assi di legno che rinforzavano le sponde dei carretti, essenziali per affrontare i terreni impervi delle campagne siciliane.
I carretti e la devozione: la tradizione di Trecastagni
Il legame tra il mestiere del siddunaru e le celebrazioni religiose trova la sua massima espressione a Trecastagni, durante le festività in onore dei santi Alfio, Cirino e Filadelfio, celebrate ogni anno il 10 maggio.
La leggenda narra che i tre santi, prima del martirio, riposarono sotto i castagni del paese, dando origine al nome della località.
Anticamente, i devoti percorrevano la ripida strada dei sapunari da Catania a Trecastagni a bordo dei carretti, trainati da cavalli adornati con i manufatti del siddunaru.
Oggi, questa tradizione rivive nella sfilata dei carretti, simbolo di un passato che unisce arte, fede e cultura popolare.
Il mestiere del siddunaru rischia di scomparire, travolto dai cambiamenti tecnologici e sociali. Tuttavia, le sue creazioni continuano a vivere nelle celebrazioni religiose e nelle manifestazioni folkloristiche, testimonianza di un’epoca in cui l’ingegno artigianale era al servizio della comunità e della devozione.
Preservare questa tradizione significa mantenere vivo un pezzo di storia siciliana, un patrimonio di arte e cultura che merita di essere valorizzato e tramandato.