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Mazzarino sarà l’unica città siciliana tra le candidate al ruolo di Capitale italiana della Cultura del 2027.

Oggi, alla sala Piersanti Mattarella all’Ars, la presentazione ufficiale del progetto di candidatura. Al tavolo, oltre al sindaco della cittadina in provincia di Caltanissetta Mimmo Faraci, anche l’onorevole Totò Scuvera, l’assessore comunale alla cultura di Mazzarino Filippo Alessi e il direttore del progetto Roberto Grossi. Si tratta di un progetto molto ambizioso che vedrà “lottare” Mazzarino con altre 16 città italiane. Il 31 gennaio si saprà se la cittadina della provincia di Caltanissetta accederà alla fase finale. La capitale della cultura 2027 sarà eletta dal ministero entro il prossimo 28 marzo. “Essere tra le 17 città italiane candidate a Capitale italiana della cultura per me è già una vittoria – dice il sindaco di Mazzarino Mimmo Faraci – Un progetto che ci sta a cuore e che affonda le sue radici nella storia e nella cultura di tutta questa parte di territorio. Mazzarino vanta tre aree archeologiche, due castelli, una basilica, 17 chiese, due biblioteche e numerose feste religiose. Il dossier che abbiamo presentato, dal titolo “Mazaris, il grano e le identità plurali”, è una nuova visione di sviluppo e interpretazione storica dell’intero territorio dove ricade Mazzarino. Una grande sfida, difficile, perché in lizza ci sono città blasonate e che hanno investito tanto. Siamo convinti, però, che già il 31 gennaio potremmo festeggiare l’accesso nella “top 10″. Ma, indipendentemente da quello che accadrà, noi abbiamo già vinto. Abbiamo realizzato un progetto di sviluppo culturale per rigenerare l’intero territorio e faremo di tutto per realizzare tutte le sedici iniziative che fanno parte del dossier”.

Mazzarino “è una città che pulsa di storia, arte e tradizione – dice l’assessore comunale alla cultura Filippo Alessi – incastonata nel cuore della Sicilia, un crocevia di storie e culture che si sono intrecciate nel corso di questi secoli. La nostra candidatura nasce da una visione profonda e condivisa. La cultura è un motore della crescita, di inclusione sociale e rilancio economico. Questa visione ci ha spinto ad investire su questa candidatura con un progetto innovativo di promozione internazionale di tutto l’areale. Credo che si tratti di un’opportunità non solo per il nostro comune, ma anche per tutta la Sicilia. Vogliamo dimostrare che anche i piccoli centri possono essere protagonisti di grande cultura”. Il dossier per la candidatura è stato presentato al ministero lo scorso 27 settembre e redatto in appena un mese di intenso lavoro. Direttore è Roberto Grossi, manager culturale. “Abbiamo pensato a sedici progetti – dice Grossi – ma ciò che più conta è che abbiamo scritto questo dossier immergendoci nella realtà di Mazzarino, cercando di capire non solo l’anima bella delle cose, ma anche la realizzabilità di tutte le iniziative proposte. U Cannuni, la fortezza di Mazzarino, dunque, diventa il centro e il simbolo di tutto il progetto. Non vogliamo dimostrare con il nostro dossier quante bellezze artistiche Mazzarino possiede, ma la nostra visione va oltre, perché ogni progetto ha una fattibilità economica e temporale con un cronoprogramma adeguato. E non è stato facile. La visione, come dico sempre, non è quindi monumentalista, ma di rigenerazione territoriale. La cultura diventa un mezzo per creare lavoro e occupazione, per far partecipare tanti giovani. Si tratta di un vero e proprio viaggio nella conoscenza”.

Sui progetti

Imprenditori, amministratori locali, artisti e giovani hanno condiviso la visione strategica del progetto. Una sorta di “itinerario” lungo il quale recuperare le dimensioni del tempo e la storia, dello spazio e la natura e i legami tra loro. Sono due i macro-temi attorno ai quali si sviluppano tutti i progetti: interculturalità e grano. E quindi c’è il videogioco ambientato nella Mazzarino degni anni ’70 e ’80, “Platform for change” dedicato ai teenager, BaRock per portare il rock nei luoghi del Barocco, il Between Festival che coinvolge anche le città di Aidone, Pietraperzia e Piazza Armerina, il Barbablù Fest, tra teatro, musica e narrazione, “Monastero 2.0” per trasformare questi luoghi da abbandonati a focolaio di creatività, produzione artistica e incontro fra i giovani del Mediterraneo, il circuito museale Simpa, il teatro diffuso e quello dedicato alla Land art dal titolo “Terzo Paradiso”. E sono solo alcuni di quelli proposti.

Su Mazzarino

La cittadina in provincia di Caltanissetta, quasi undicimila abitanti, si trova su un altipiano della Sicilia centro-meridionale. Per estensione del suo territorio, è il decimo comune siciliano. Si trova al centro tra i comuni di Barrafranca e Piazza Armerina (in provincia di Enna), San Cono, San Michele di Ganzaria e Caltagirone (in provincia di Catania), Niscemi, Gela, Butera e Riesi.

Cosa vedere a Mazzarino

Il comune nisseno non ha solo la Fortezza tra le sue bellezze artistiche che meritano una visita. Il centro storico presenta un impianto urbanistico tipico delle cittadine medievali. Il dedalo di stradine strette e irregolari si svilupparono attorno alla residenza dei Branciforte e alla chiesa madre della città, quando divennero il fulcro della vita politica, economica e religiosa. I principali monumenti della cittadina sorsero in prossimità del principale asse viario, ovvero corso Vittorio Emanuele III. Non a caso Mazzarino, dal 2007, è anche “Città d’arte”. Chiesa Madre di Mazzarino è il duomo di Santa Maria della Neve, edificato a partire dal 1694 sull’area dove prima sorgeva una chiesa risalente al XV secolo dedicata a Santa Maria della Neve, danneggiata dal terremoto del 1693. Meritano una sosta anche la Basilica-santuario di Maria Santissima del Mazzaro, la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola e collegio dei Gesuiti con il Chiostro, la chiesa del Carmine ed ex convento dei Padri Carmelitani, la chiesa di San Francesco d’Assisi e convento dei frati Cappuccini e la chiesa dell’Immacolata Concezione con il suo campanile. In città, però, ci sono altre numerose chiese che meritano una sosta.

U Cannuni, uno dei castelli di Mazzarino

La fortezza militare, di chiara origine arabo-normanna, è stata edificata intorno al XII secolo. E’ chiamata “u cannuni”. L’edificio conserva un’unica torre superstite di forma cilindrica e alcune pareti. Sono ancora visibili le grandi finestre che illuminavano gli ambienti, i camini scavati nella spessa muratura e alcune stanze della torre e la merlatura. Fu dapprima un avamposto militare fortificato, per essere trasformato, successivamente, nella residenza dei signori della città: i Branciforte, Principi di Butera e Conti di Mazzarino che lo abitarono sin al 1550 circa. Il castello venne progressivamente abbandonato già nel corso del 1500, sia a causa della vetustà dell’edificio, che per le frane e smottamenti tellurici che interessarono le aree adiacenti la fortezza, che lo resero in parte inagibile e isolato e indussero i Branciforte ad edificare il nuovo palazzo, nel centro dell’attuale abitato, che divenne il fulcro della vita politica ed economia della città.

Sul castello di Garsiliato o Grassuliato

Un altro castello a Mazzarino che si trova in contrada Salomone, è il Castello di Garsiliato o Grassuliato, di cui restano pochi ruderi e le antiche cisterne interrate. La storia del castello, secondo gli storici, ha inizio nel periodo romano con la fondazione della Arx Saliatum, la Rocca dei Saliati, dedicata ai 12 sacerdoti del dio Marte istituiti da Numa Pompilio. Dopo la caduta dell’impero, i bizantini ne presero possesso ricostruendo la fortezza fortificandola con nuove strutture, le quali passarono poi nelle mani degli Arabi che ne sfruttarono la posizione strategica. Nel 1091 un primo riferimento al castello emerge in un elenco di donazioni effettuate alla chiesa di Santa Maria della Valle di Josaphat, a nome di un certo Salomon de Garsiliat, figlio di Guigone de Garsiliat, unitamente a Enrico de Buterae et Girondus de Mazarina.

Le aree archeologiche: Sofiana, Dessueri e monte Bubbonia

Interessanti i siti archeologici. Quello di Filosofiana ricade nel territorio di Mazzarino e fa parte del Parco archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale. L’area archeologica di Sofiana (o Philosophiana, toponimo dovuto al rinvenimento di laterizi con il bollo Phil Soph), venne rinvenuta nei pressi del fiume Nociara o Gela, al confine con il territorio di Piazza Armerina a partire dagli anni 50 del ‘900. Dal sito furono recuperati i primi reperti sotto gli strati inferiori di ambienti d’epoca romana ed attribuibili all’età del Bronzo. Gli scavi successivi fanno ipotizzare che l’area fu sede di un insediamento d’età arcaica databile al VI secolo a.C.; altri ritrovamenti ceramici dimostrano inoltre la nascita di “fattorie” di età timoleontea. Dessueri è sede di una necropoli preistorica rupestre “a grotticelle” risalente all’età del bronzo, appartenente alla cultura di Pantalica e datata tra il XIII e l’IX sec. a.C. Dagli scavi condotti da Paolo Orsi, nei primi del ‘900 sono emerse oltre 4.000 grotticelle. All’interno delle tombe sono state ritrovate dei corredi funebri comprendenti materiali ceramici e bronzi come fibule, pugnali, rasoi, biberon. L’area arheologica che si trova sulle pendici di Monte Bubbonia presenta, i resti dell’antica città sicula di Maktorion, città, per l’appunto, abitata da popoli indigeni (Siculi) ed ellenizzata da greci (Rodio-cretesi provenienti dalla colonia di Ghelas) nel V-VI secolo avanti cristo e citata da Erodoto nelle sue Storie.