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Le previsioni per l’annata del 2021

  • Olio Siciliano, si prevedono ottima qualità e produzione in aumento.
  • La prima spremitura d’Italia nell’azienda Terra Surti di Sortino (Siracusa).
  • La Sicilia potrebbe tornare sopra la soglia dei 40 milioni di kg.

Arriva l’autunno e arriva anche la produzione dell’olio nuovo. Un appuntamento atteso e legato alla tradizione, che in Sicilia assume una valenza ancora più particolare. La raccolta delle olive in Italia è iniziata proprio dalla nostra regione: è, infatti, nell’azienda Terra Surti di Sortino (Siracusa) che avviene la prima spremitura del Bel Paese. Le prime olive di Nocellara dell’Etna e Frantoio sono pronte a diventare olio. Secondo i dati di Coldiretti, Unaprol e Ismea, la produzione di olio in Italia potrebbe attestarsi intorno ai 315 milioni di chili, in leggero aumento rispetto alla scorsa annata.

Il 2021 dell’olio siciliano: cosa accadrà

L’olio siciliano, dopo 3 stagioni di difficoltà, potrebbe tornare sopra la soglia dei 40 milioni di chili. In Italia 9 famiglie su 10 consumano olio extravergine d’oliva tutti i giorni – sottolineano Coldiretti e Unaprol -, con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative. L’inizio della raccolta delle olive è un momento importante, dal punto di vista economico e occupazionale. La filiera italiana conta oltre 400mila aziende agricole specializzate, ma anche il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa (42 DOP e 7 IGP). Questo si traduce in un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo.

Unaprol: “Conserveremo il primato sulla qualità”

Il Presidente di Unaprol David Granieri ha spiegato: «Queste prime stime ci danno un quadro complessivo della situazione nel nostro Paese. Tutto andrà verificato con l’inizio della raccolta in tutte le regioni e i primi dati sulle rese. Attendevamo l’annata di carica ma, purtroppo, l’andamento climatico e la grande siccità hanno colpito duramente le aziende olivicole del nostro Paese». E aggiunge: «Conserveremo ancora il primato sulla qualità ma siamo in difficoltà sulle quantità di prodotto. Per questo non sono più rinviabili interventi strutturali di rinnovamento degli impianti e recupero degli uliveti abbandonati per consentire alla produzione di tornare sui livelli di eccellenza di dieci anni fa”.

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