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Non era mai accaduto al sud che una cattedra di Scienza delle costruzioni andasse a una donna. È successo a Palermo, dove Antonella Pirrotta dall'1 ottobre è professore ordinario al Dicam (Dipartimento di ingegneria civile, ambientale, aerospaziale, dei materiali) di una materia finora appannaggio esclusivo degli uomini. "Quando mi sono laureata a 23 anni a Palermo, a essere iscritte in Ingegneria civile eravamo 4 donne su 400 studenti: ora, per fortuna, non è più così", racconta al "Giornale di Sicilia" l'insegnante, 54 anni, docente onorario nell'ateneo di Liverpool e unica italiana del comitato editoriale del "Journal of Engineering Mechanics", prestigiosa rivista americana edita dall'American Society of Civil Engineers.

Una carriera intessuta di esperienze all'estero, dove comunque le quote rosa a stelle e strisce non hanno superato quelle italiane: "Nel 1994 ho trascorso un anno a Detroit nell'ambito del mio dottorato e a ingegneria meccanica ero l'unica donna. Ho scelto di restare in Sicilia, nonostante le proposte ricevute dagli altri paesi, proprio perché ci tengo a dare un contributo alla nostra università e credo che al di là delle questioni di genere, l'essere siciliani insieme alla passione per la ricerca dia una marcia in più, fornendo doti di resistenza non comuni".

A partire dalle difficoltà di ordine pratico riscontrate nel quotidiano, come l'assenza di toilette femminili in ateneo al momento della sua iscrizione, fino alle angosce degli operai nei cantieri: "Negli anni '80 ho svolto la libera professione e quando gli operai scoprivano che il direttore dei lavori era una donna, c'era il panico tra le maestranze: secondo un'antica superstizione, infatti, la presenza femminile in un'opera ancora da finire, come ad esempio una galleria, era presagio di sciagure".

Su una cosa però l'Italia ha ancora tanto da imparare rispetto all'estero: "Solo da noi il sottofinanziamento della ricerca e il blocco del turn-over può protrarsi per tanti anni: mi sembra assurdo che un paese come il nostro sia bloccato perché manca ancora una nuova procedura concorsuale. Tanto valeva insistere con la vecchia procedura, che ha comunque permesso l'inserimento in passato di alcuni professori. Così non fermiamo soltanto i concorsi, ma il nostro futuro".