Alla scoperta delle parole siciliane.
- Truscia origine e significato siciliano.
- Un vocabolo che ancora oggi si usa, declinato anche in “truscitedda“.
- Sapete qual è la sua origine? Mettetevi comodi, c’è tantissimo da conoscere.
Ci sono vocaboli della lingua siciliana che non passeranno mai di moda. Certo, magari li sentiremo dire sempre di meno, però continueranno a resistere, a imperitura memoria di ciò che la nostra cultura ha saputo costruire nei secoli. Tra questi vocaboli, ce n’è uno che sicuramente le nonne e i nonni ricordano bene. Il suono fa già intuire da cosa deriva, ma se proprio non ci pensate, allora ve lo diciamo noi. Anzi, a spiegarci qual è il significato di truscia ci pensa Nando Cimino.
Truscia origine e significato
Quanti vocaboli della nostra bella lingua sicula sono ormai scomparsi dalla abituale parlata? Uno di questi è “a truscia“. Probabile origine del nome dovrebbe essere il francese “trousse”. Ma cosa è, o meglio cosa era la cosiddetta “truscia”? La possiamo in qualche maniera considerare come una antenata dei nostri moderni zainetti. I vocabolari, infatti, con il suo diminutivo di truscitedda, la descrivono come un fagotto ricavato da un fazzoletto dentro il quale, soprattutto i contadini jiurnatera, riponevano il loro pranzo modesto.
Ma poi ancora, quando e se ricavata da un lenzuolo, serviva alle massaie per avvolgervi la biancheria sporca da portare a lavare. Ed a proposito di quest’ultimo “modello” – ci spiega ancora Cimino – mi vien proprio da pensare ad un vecchio modo di dire tutto siciliano, riferito a certe donne non particolarmente eleganti se non addirittura dall’aspetto volgare che gli uomini, in maniera altrettanto poco elegante, non esitavano a definire proprio come ‘na truscia di robbi lordi!
Dalla parola truscia deriva anche un altrettanto antico verbo siciliano, anch’esso desueto, ovvero ‘ntrusciari. Il principale significato è, anzi sarebbe il caso di dire era, l’atto del vestirsi alla meno peggio e soprattutto con abiti pesanti, per ripararsi dal freddo. In quest’ultimo caso il verbo è ancora oggi usato per un altro modo di dire; infatti trovandoci alla vista di qualcuno vestito in maniera inconsueta o comunque stravagante ci viene spesso da chiederci: Ma talia a chiddu com’è ‘ntrusciatu!
Alle parole di Nando Cimino, aggiungiamo una piccola appendice, proprio in riferimento al significato di ntrusciari. Dato che la truscia era utilizzata dai contadini per contenere un pasto frugale, il termine era associato a un concetto di “misero” o addirittura “povero”. Da qui l’accezione di persona vestita alla meno peggio.