Il territorio delle Madonie può definirsi straordinario per molti motivi. Un gioiello della natura siciliana, ma anche un’area ricca di paesini e borghi caratteristici, pittoreschi e dalla storia millenaria. Tra questi, merita sicuramente un posto speciale Gangi, la cui bellezza gli è valsa in passato il titolo di Borgo dei Borghi. Oggi vogliamo, sì, avventurarci nei suoi dintorni, ma vogliamo farlo in un modo inedito, diverso dal solito. Oggi vogliamo portarvi all’Abbazia di Gangi Vecchio.
Le origini di questo edificio, che già dall’esterno affascina chi vi si trova davanti, sono davvero interessanti. Sorse nel 1364, come monastero benedettino di Santa Maria di Gangi Vecchio, su un insediamento fortificato di epoca romana, evolutosi in età tardo-antica. Nel 1413 assunse il titolo di abbazia e, per almeno due secoli, rappresentò la realtà monastica benedettina più importante della Sicilia Centro-Settentrionale. Nel XVI secolo venne ristrutturata con una nuova facciata e furono realizzati diversi affreschi dal pittore Pietro da Bellio. I monaci abbandonarono questi luoghi nel XVII secolo. La struttura divenne poi una residenza privata e una struttura ricettiva.
Ci troviamo in un’area che presenta tracce di insediamenti di epoca romana e medievale, spesso al centro di campagne di studi archeologici. Non è difficile, dunque, comprendere come si tratta di luoghi incredibilmente interessanti, in cui la magnificenza della natura incontra la storia. A quanto pare, l’insediamento benedettino prese vita su strutture risalenti all’antico abitato di Engyon (cui molti fanno risalire la storia odierna di Gangi). Il Trecento, in Sicilia, fu caratterizzato da una fiorente attività per la costruzione di abbazie e complessi analoghi.
L’Abbazia venne edificata a pochi chilometri a sud-est da Gangi, su un precedente insediamento, evolutosi in un modesto casale. A partire dalla metà del Cinquecento venne completamente ristrutturata. A questo periodo risale la configurazione del monastero e del chiostro (che oggi non esiste più) e la realizzazione del portale bugnato. Nel refettorio, inoltre, venne realizzato un ciclo di affreschi, dal pittore e scultore Bellio.
Nel 1654 l’antico cenobio venne abbandonato dai monaci che, su sollecitazione del Marchese di Geraci, si trasferirono nel monastero di Santa Maria Annunziata di Castelbuono. Nel 1783 il monastero pervenne alla famiglia Bongiorno e divenne casa di campagna. A quel periodo risale la bella fontana del cortile esterno. Nella metà dell’Ottocento il complesso cambiò di nuovo proprietario, divenendo masseria agricola e residenza privata. Sul portale del Cinquecento vi è una scultura in pietra. Raffigura un’aquila con corona imperiale e uno scudo sul petto, dal quale è stato asportato l’emblema araldico. Si tratta della testimonianza del pernottamento, nell’ottobre del 1535, dell’imperatore Carlo V. Foto: Michele Ursino – Licenza.