Il nostro viaggio in Sicilia ci ha condotto in un luogo davvero singolare, che rientra nel territorio di Contessa Entellina, in provincia di Palermo. Qui, nel cuore della Riserva Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco, si trova una struttura davvero particolare: l’Abbazia di Santa Maria del Bosco. Guardando le foto, si riesce a comprendere perché esercita tutto questo fascino e, addentrarsi nella sua storia serve a capire cosa rappresenta ancora oggi. Mettetevi comodi, perché c’è tanto da raccontare.
Tutto iniziò con 12 frati eremiti, che costruirono, alle fine del XIII secolo, il primo romitorio nel bosco di Calatamauro. Nel 1309 avvenne la consacrazione della Chiesa, con il titolo di Basilica: accolse le reliquie di San Gerlando e di San Gregorio. Gli eremiti abbracciano la Regola di San Benedetto. Nel 1371 Papa Gregorio XI stabilì che alcuni monaci di Santa Maria del Bosco si trasferissero nel monastero di Monreale per far rifiorire la vita monastica, dopo il flagello della peste. Nel 1400 il monastero venne elevato ad Abbazia, acquisendo alcuni privilegi. Sul finire del XV secolo venne realizzata per il monastero la terracotta raffigurante la Madonna del Bosco, un’opera attribuita a Andrea della Robbia.
I lavori per la costruzione della grande chiesa abbaziale iniziarono tra il 1583 e il 1588, con fondamenta di circa 4 metri per lato, per sorreggere la volta reale di circa 10 metri, che ancora oggi si contempla all’interno della cripta. Nel 1593 l’abate Protasio da Corleone iniziò la costruzione del monastero, completato nel 1646. Al progetto e all’esecuzione parteciparono i migliori architetti del panorama italiano dell’epoca. Tra questi si ricordano Antonio Muttone, seguito dall’esimio intagliatore siciliano fra Paolo Busacca della Ficarra, del quale è la firma nella parte alta della serliana del lato meridionale del primo chiostro.
Nell’abbazia di Santa Maria del Bosco ci sono due chiostri. Il primo è rinascimentale, quadrato e pavimentato con 36 colonne. La dimensione predominante è l’orizzontalità. Il secondo è, invece, rettangolare e non pavimentato, con 32 colonne, anticipatore delle linee barocche. La dimensione predominante è la verticalità. Nel 1601 venne inaugurato il noviziato con 12 stanze, a cui si accedeva dal primo chiostro, attraverso un portale del 1535 riccamente ornato. Tra il 1623 e il 1627 venne eretto il campanile. La chiesa fu completata nel 1757. Si tramanda che venne realizzata “sui cartoni del famoso architetto napoletano Luigi Vanvitelli“, tesi che però non è stata mai confortata dai documenti. Il portale tardo cinquecentesco d’ingresso all’abbazia, con un movimento dell’architrave che prende spunto dalla michelangiolesca Porta Pia a Roma dello stesso periodo, è notevole. Il culmine dei camminamenti porticati dei chiostri è il cosiddetto Scalone Reale. Questa scalinata è molto teatrale, ma severa al tempo stesso. Alla base c’è una fontana settecentesca in marmo bianco e grigio, permetteva ai monaci di lavarsi le mani prima del pasto. Il Refettorio viene realizzato nel 1644.
Il piano dei chiostri era un’area di rappresentanza e include anche una piccola sala da pranzo (per le alte sfere del monastero e gli ospiti illustri) anch’essa riccamente ornata con stucchi e pitture murali. Sul medesimo piano vi erano la cucina e gli ambienti di servizio al refettorio. Al piano superiore si trovavano il dormitorio, con settanta celle, e la grande biblioteca. I punti di fuga di questi straordinari corridoi sono dei grandi finestroni posti all’estremità. Portali, cornicioni, lesene e capitelli sono decorati con finti marmi di vario colore e da un ocra dorato. Anche le porte del monastero rispondono ad una rigida regola barocca.
Nel 1784 con dispaccio reale i monaci olivetani furono espulsi dal monastero. Dieci anni dopo, viene fatta richiesta da parte degli abitanti del circondario di affidare l’Abbazia ad un’altra comunità religiosa. Saranno gli Agostiniani eremiti della Congregazione di Santa Maria ad abitare l’antica abbazia e a ricevere nel 1808 dal Re Ferdinando IV tutti i feudi del monastero, soppressi dal Caracciolo. Gli agostiniani inizieranno dei restauri alla fabbrica della Chiesa e la arricchiranno di tele e di opere d’arte. Con la soppressione delle corporazioni religiose, a seguito delle leggi eversive del 7 luglio 1866, e l’incameramento dei beni ecclesiastici da parte dello Stato, venne soppresso anche l’antico monastero di Santa Maria del Bosco, che finì all’asta. Nel 1867 Antonino Ferrantelli di Contessa Entellina acquistò il lotto del fabbricato, ad eccezione della Chiesa e della rettoria, amministrata dal Fondo per il Culto. Alla morte di Ferrantelli, che non aveva figli, la proprietà passò per 1/3 alla moglie, la baronessa Camilla Rocchetti, e per 2/3 al nipote cav. Guglielmo Inglese. Gli agostiniani continuarono ad abitare nella rettoria, fino al 1932.
Il 9 febbraio 1887 un fulmine colpì campanile della Chiesa, distruggendone la cuspide e il cornicione. Il terremoto del Belice del 1968 indebolì il lato meridionale della Chiesa, che nel 1971-72 subì vari crolli. Nei decenni successivi alcuni importanti convegni hanno cercato di recuperare la memoria storica dell’abbazia, ipotizzando e progettando forme concrete per restaurare la Chiesa. Nel 2009 sono stati collaudati i lavori di restauro e di consolidamento sui locali della rettoria. Nonostante tutto, l’integrità del complesso si è conservata e l’abbazia rimane un esempio unico e straordinario di architettura benedettina e olivetana in Italia.
Foto: Davide Mauro – CC BY-SA 4.0