L’abbazia Santa Maria del Bosco di Calatamauro si trova nel comune di Contessa Entellina (Palermo) da cui dista 3 km. Non si conosce con precisione l’inizio della costruzione, ma si ipotizza che la primitiva abbazia possa risalire al XIII secolo.
Il grande complesso monumentale, istituzione sorta per ospitare i religiosi dell’Ordine benedettino e poi transitata alla Congregazione olivetana, è iniziato nella seconda metà del ‘500 per essere terminato circa un secolo dopo, nel 1644, come è inciso nelle paraste dei cantonali. Al progetto e alla sua esecuzione parteciperanno i migliori architetti del panorama italiano dell’epoca come Antonio Muttone, seguito dall’esimio intagliatore siciliano Paolo Busacca dalla Ficarra, del quale è la firma nei manufatti del primo chiostro.
Storia e architettura dell’Abbazia
Vi sono due chiostri, uno rinascimentale quadrato e pavimentato (la cui dimensione predominante è l’orizzontalità) alleggerito da serliane e nicchie; il secondo chiostro invece è rettangolare e non pavimentato, anticipatore delle linee barocche, la cui dimensione predominante è la verticalità. Molto bello il portale tardo cinquecentesco d’ingresso all’abbazia. Il culmine dei camminamenti porticati dei chiostri è il cosiddetto Scalone Reale, molto teatrale nella sua composizione ma severo al tempo stesso, presenta anche questo una spiccata spinta verticale, attenuata da due volumi balconati che fiancheggiano la scala vera e propria.
Alla sua base una fontana settecentesca in marmo bianco e grigio permetteva ai monaci di lavarsi le mani prima del pasto, che si svolgeva nel limitrofo Refettorio, il cui portale classicista, in tre marmi, viene movimentato da un timpano spezzato. Il Refettorio è un ampio salone di oltre 300 m², dominato da un affresco sul fondo che rappresenta la moltiplicazione dei pani e dei pesci (datato 1609) e da riquadri in finti marmi ai lati.
L’ambiente è illuminato sul lato sud da un doppio ordine di finestre che permette al sole di riscaldare l’ambiente anche nei freddi mesi invernali e che fa della luce l’elemento dominante del fastoso salone. Una grande nicchia sul lato ovest permetteva ad uno dei commensali di leggere le sacre scritture durante i pasti mentre l’eco delle sue parole raggiungeva anche l’ultimo dei monaci vicino alla porta d’ingresso.
Il piano dei chiostri era chiaramente un’area di rappresentanza che sul lato Ovest presenta una teoria di sale più o meno piccole, affrescate e stuccate, una piccola sala da pranzo (per le alte sfere del monastero e ospiti illustri) anch’essa riccamente ornata con stucchi e pitture murali. Sul lato sud del medesimo piano vi è la cucina e gli ambienti di servizio al Refettorio. Al piano superiore il dormitorio, con una cinquantina di celle, e la grande biblioteca affacciano su altissime gallerie a croce latina (la più lunga di 108 m) illuminate da finestre tonde, poste a circa 10 m di altezza, che permettono alla luce del sole nelle diverse ore diurne di scandire il tempo e di dare plasticità agli immensi spazi. I punti di fuga di questi straordinari corridoi sono dei grandi finestroni posti all’estremità.
Portali, cornicioni, lesene e capitelli sono decorati con finti marmi di vario colore (dal più antico di colore verde scuro, al rosa del ‘700, al più severo bianco dell’800) e da un ocra dorato che cattura la luce e ne definisce i contorni. Anche le porte del monastero rispondono ad una rigida regola barocca: di colore verde sono le porte che si aprono su spazi interni; di colore rosso quelle che si aprono all’esterno e su spazi porticati.
L’Abbazia Santa Maria del Bosco oggi
La parte privata è molto ben conservata (da 200 anni è la casa avita di una famiglia palermitana che educa le nuove generazioni ad amare questo luogo, a comprenderlo e a rispettarlo). La parte pubblica non è giunta a noi nelle stesse condizioni: la Chiesa è ridotta ad un rudere e molti dei suoi tesori sono andati perduti, distrutti dai crolli, e dai furti. Le poche cose che si sono salvate vengono conservate in diverse strutture palermitane.
La restante parte pubblica, che viene chiamata impropriamente Rettoria, altro non era che un vero e proprio palazzo privato (stanze sarebbe riduttivo) dell’Abbate di Santa Maria del Bosco. Questo si sviluppa su due livelli, con saloni abbelliti da stucchi, affreschi, camini e maioliche.
Di tutto questo rimane molto poco: i finti marmi sono stati imbiancati, degli affreschi non c’è più traccia, molte volte sono crollate e non sono state ricostruite, alterando persino il piano di calpestio, le maioliche a parete (raffiguranti le principali città italiane nei toni del blu e del bianco) sono state distrutte in un maldestro tentativo di furto, le nuove porte interne sono arancioni mentre i nuovi infissi esterni sono di legno naturale come in uno chalet svizzero. L’integrità del complesso, comunque, si è conservata e l’abbazia è un esempio unico e straordinario di architettura benedettina e olivetana in Italia.
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