Siracusa, o Noto, 1056 circa – Maiorca, ramadan 1133
E' il massimo esponente della poesia araba di Sicilia a cavallo tra l'XI e il XII secolo.
Di nobile famiglia della tribù di Azd, che prendea nome da un Hamdîs, capo himiarita ribellatosi (802) in Affrica contro Ibrahim-ibn-Aghlab. Cresciuto al romor delle armi normanne che già infestavano il Val di Noto, Ibn-Hamdîs, più che agli studii si diede a combattimenti, amori, festini, trincare; finché un successo sul quale ei tocca e passa, credo avventura amorosa in nobil casato, sforzollo a fuggire in Affrica il quattrocensettantuno (1078-79). Ma sdegnando i costumi delle tribù arabiche scatenate dall’Egitto su l’Affrica propria, allettato altresì dalla fama di Mo’tamid-ibn-Abbâd, andò a corte di Siviglia, ove fu accolto con onore e liberalità. In quel ritrovo dei primi poeti contemporanei d’Occidente rifulse il genio d’Ibn- Hamdîs; non si corruppe in corte l’animo franco, liberale, pien d’amore del padre, della Sicilia, degli amici, della gloria, delle donne; d’ogni bellezza di natura e d’arte. Seguì il principe nei campi, com’uomo d’arme ch’egli era ed anco ne facea troppa mostra nei versi. Alla battaglia di Talavera (1086) abbattuto dal cavallo nei primi scontri che tornarono ad avvantaggio dei Cristiani, si sviluppò gagliardamente, n’uscì con la corazza tutta affrappata dai fendenti, più che a se stesso pensando al figlio giovinetto che combattea lì presso con gran valore. Ma quando gli Almoravidi tornarono in Spagna da nemici; quando Mo’tamid fu spoglio del regno e d’ogni cosa, e scannatigli due figliuoli sotto gli occhi, e con le figlie mandato in catene ad Aghmat (1091), Ibn-Hamdîs passava in Affrica, andava a visitarlo nella prigione: dove fecero scambio di sante lagrime e di versi mediocri. Tornatosi il poeta siciliano a Mehdia, saputa non guari dopo la morte di Mo’tamid (1095), soggiornò parecchi anni nelle due corti di casa zîrita, avendo lasciato in lungo poema la descrizione d’un palagio di Mansûr principe hammadita di Bugia, aspro nemico degli Almoravidi; due Kaside in vita ed un’elegia in morte di Iehia-ibn-Temîm (1116) principe di Mehdia; e le lodi di Ali-ibn-Iehia (1116-21) ed Hasan-ibn-Ali (1121-1148) saliti successivamente a quel trono. Scrisse la Soria di Algeziras. Rifinito dall’età e dall’avversa fortuna, ch’ei s’assomigliava ad aquila che più non voli e i figli le imbecchino il pasto, perduto il lume degli occhi, morì di ramadhan cinquecentovenzette (luglio 1133), chi dice a Majorca, chi a Bugia, sepolto accanto al poeta spagnuolo Ibn-Labbâna, col quale avea gareggiato nella grazia di Mo’tamid a Siviglia e nel carcere.