Ogni anno, il 4 settembre, i palermitani si ritrovano per una tradizione che affonda le sue radici nella storia più profonda della città: l’acchianata. Ma perché proprio in questa data? Il termine “acchianata” deriva dal dialetto siciliano e significa “salita”.
È un pellegrinaggio che porta i fedeli verso il Santuario di Santa Rosalia, situato sul Monte Pellegrino, in segno di devozione verso la santa Patrona di Palermo. L’acchianata di settembre, che si svolge all’alba, è un momento di intensa spiritualità e di comunità.
È una tradizione che unisce fedeli di ogni età, pronti a percorrere a piedi la salita che li porterà al santuario, immersi nella natura e nel silenzio, lontani dal frastuono della città.
Questa celebrazione si tiene il 4 settembre per ricordare il giorno in cui, nel 1624, le reliquie di Santa Rosalia furono trovate sul Monte Pellegrino. Il ritrovamento avvenne dopo che la santa apparve in sogno a un povero saponaio, indicando il luogo della sua sepoltura.
Da quel momento, Palermo adottò Santa Rosalia come protettrice, invocandola per liberare la città dalla terribile pestilenza che stava decimando la popolazione. È proprio per onorare quel miracolo e per rinnovare la fede che, ogni anno, i palermitani compiono questo pellegrinaggio devoto, nel dies natalis della santa inserito nel Martyrologium Romanum nel 1630.
L’acchianata è un rituale di gratitudine e preghiera, un omaggio alla Santuzza che ha salvato Palermo dalla peste.
Santa Rosalia, o “la Santuzza” come affettuosamente la chiamano i palermitani, nacque nel XII secolo in una famiglia nobile normanna. Figlia del Duca Sinibaldo, sin dalla giovane età Rosalia sentì il richiamo della fede e della solitudine.
Scelse di abbandonare gli agi e il lusso della sua condizione per ritirarsi in eremitaggio sul Monte Pellegrino. Qui, trascorse il resto della sua vita in preghiera e penitenza, lontana dal mondo e vicina solo a Dio. La sua scelta radicale di dedicarsi completamente alla vita contemplativa colpì profondamente l’immaginario popolare.
Le sue reliquie, ritrovate nel 1624, divennero presto un simbolo di speranza e protezione per la città. Il culto di Santa Rosalia esplose dopo il miracoloso intervento contro la peste. La devozione alla Santuzza non si limitò alla Sicilia ma si diffuse anche tra i siciliani emigrati nel mondo.
Ogni anno, non solo a Palermo ma anche in molte comunità siciliane all’estero, si rinnova il legame con la santa. Processioni, preghiere e celebrazioni diventano momenti di unione spirituale e culturale, mantenendo viva la memoria e la devozione per colei che i palermitani considerano la loro speciale protettrice.
La devozione dei palermitani per Santa Rosalia è profonda, viscerale e si esprime con una partecipazione che travalica il semplice sentimento religioso. L’acchianata è solo una delle tante espressioni di fede verso la Santuzza. Durante l’anno, sono numerosi i momenti in cui la città si raccoglie in preghiera e in festa per celebrare la sua patrona.
Il Festino di Santa Rosalia, che si tiene a luglio, è un altro appuntamento imperdibile per i palermitani. Questa festa è un’esplosione di colori, canti e danze, ma è anche una profonda manifestazione di gratitudine per i miracoli attribuiti alla santa.
Il 4 settembre rappresenta invece un momento più intimo e raccolto. La salita al Monte Pellegrino diventa un atto di fede personale, un incontro diretto con la santità. I fedeli portano con sé fiori, candele e preghiere. Camminano in silenzio, spesso a piedi scalzi, affrontando la fatica della salita come un gesto di penitenza.
In questi momenti, Palermo si ritrova unita, rinnovando il legame con la sua patrona e con la propria identità storica e spirituale. Questa devozione popolare rappresenta un filo conduttore che attraversa i secoli, confermando il profondo affetto che lega i palermitani alla loro Santuzza.
Foto da Depositphotos.com