"Alcamo è un balcone sul golfo che spiega la fortuna di questi luoghi: vigneti a perdita d’occhio, uliveti e grandi frutteti. C’è poi la pesca, particolarmente generosa e – dicono gli operatori della zona – gustosa: ciò dipende dall’alta salinità della baia che rende le carni più saporite". Inizia così il magnifico elogio del quotidiano "Repubblica" al paese in provincia di Trapani.
Il pesce in primis, poi i dolci: le "minni di virgini", "impudiche paste" come le definì Tommasi di Lampedusa, dalla forma mammellare. Ad Alcamo sono fatte di pasta di ricotta e crema di latte. E quando si parla di ristorazione, spazio a "Officina Cucina": "Più che una scuola è un laboratorio in verità. Se ne occupano Davide e Gabriella Mulè, imprenditori nel campo dell’arredamento e grandi appassionati di cibo di qualità che hanno destinato parte del loro showroom a pratiche di cucina in diretta con chef rinomati come Pino Cuttaia de La Madia di Licata e Tony Lo Coco dei Pupi di Bagheria".
Per gli appassionati di vino, "questa è terra soprattutto di bianchi, a base uva Catarratto in primis. Con nomi big come Rapitalà, Cusumano, Rallo, ma anche piccole cantine di valore come quella di Aldo Viola (il suo Syrah è da tener d'occhio)". Leggende e storia si intrecciano con la bellezza di Alcamo, che raggiunge la sublimazione quando si affronta l'argomento turistico in senso stretto. Scrive "Repubblica":
Il fiume Caldo crea delle piacevoli anse in cui fare un bagno termale: qui sgorga infatti acqua sulfurea alla temperatura di quarantacinque gradi. Prima della bolgia estiva, il golfo di Castellammare è un paradiso per cercatori di spiagge e passeggiate in solitaria. La porta d’ingresso sulla bellezza è a Scopello, che è tutto in un baglio del 1600, poche case tra le cinta, una piazzetta lastricata e un abbeveratoio di pietra. Qui c’è anche una delle più antiche tonnare di Sicilia – le prime notizie risalgono al XIII secolo – oggi trasformata in appartamenti per vacanze.
Per chi decide di proseguire, ci sono i sette chilometri della Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, nata grazie alle proteste dei siciliani che scesero in piazza il 18 maggio del 1980 a Palermo per dire no ad altro cemento ed asfalto inutili. Questo tratto di costa rimane infatti tra i più integri della regione. In teoria bastano due ore per percorrerlo, ma di tempo ne servirà molto di più, calcolando le soste di stupore. Nel parco sono stati seminati grani antichi – nel Baglio Cusenza – reimpiantati frutteti, d’estate si intaccano i frassini per la raccolta della manna e si continuano a intrecciare le fibre di palma nana, ferula e olivastro per la creazione dei cesti. E dopo la scarpinata, tradizione vuole che ci si fermi al panificio di Scopello per un pezzo di “pane cunzato” (ripieno di olio, acciughe, pomodori, formaggio tuma ed origano) da mangiare sotto l’albero di fico.