All’arsenale della Regia Marina si parla delle “Regole” che nel ‘500 si utilizzavano per rimettere a galla una nave affondata. L’iniziativa organizzata dalla Soprintendenza del Mare nell’ambito della manifestazione“Le Vie dei Tesori”
Palermo. Quali regole venivano seguite nel Cinquecento per rimettere a galla le navi affondate? L’argomento verrà affrontato nell’incontro con lo scrittore Carlo Orlando che parlerà della “Regola Generale di Sollevare ogni fondata Nave e Navilii con Ragione" di Nicolò Tartaglia. La conferenza si terrà venerdì 10 ottobre 2014 alle ore 17.30 presso l’Arsenale della Regia Marina, in via dell’Arsenale 142 a Palermo. L’ingresso è gratuito. L'autore Carlo Orlando dialogherà con Sebastiano Tusa e Alessandra De Caro e spiegherà gli studi e le ricerche condotte e i futuri progetti rivolti alle scolaresche. All’incontro interverrà Francesco Grasso, capo di gabinetto dell’Assessorato regionale Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.
Nei primi anni del '500, Nicolò Fontana noto come Tartaglia, coevo di Leonardo, scrisse un vero e
proprio manuale di recuperi marittimi, che gli venne commissionato a Venezia. Il geniale Tartaglia, applicando il Principio di Archimede, attestò con una serie di ‘Dechiarationi’ che per rimettere a galla una nave affondata, bisogna porre ai fianchi della medesima, due navi di pari dimensione, ben bloccate tra esse in modo da formare un corpo unico. Allagate le due navi soccorritrici sino a portarle, a pelo d’acqua, si imbrachi la ‘fondata nave’ alle due citate e si proceda a svuotare le navi soccorritrici, sino a che le tre navi non ritorneranno a galla insieme. Questo semplice ma efficace sistema, funzionava e funziona ancora oggi. Ma a parte le ulteriori interessanti ‘Dechiarationi’ del suo manuale riferite alle immersioni subacquee e alla meteorologia, quello che è davvero stupefacente del lavoro del Tartaglia è la intuizione che, qualora non si trovassero navi di adeguata dimensione o non se ne trovassero, affatto, dice il Tartaglia di provvedere a far costruire due enormi scatole in legno puntualmente calafatate, di dimensioni ciascuna pari alla nave affondata e ripetere l’operazione su esposta con i citati galleggianti. Il Tartaglia in pratica sembra essere il primo a parlare di un pontone da utilizzarsi per le operazioni di ri-galleggiamento di una nave affondata. Appare palese anche a chi di mare non è esperto, che dal pontone semi-affondabile del Tartaglia, alle casse di ri-galleggiamento usate per la Costa Concordia, la strada è veramente breve.
Alfonso Lo Cascio