Andrea Finocchiaro Aprile, chi era il politico siciliano e leader del Movimento per l’indipendenza della Sicilia? Nato a Lercara Friddi, in provincia di Palermo, il 26 giugno del 1878, era figlio di Camillo Finocchiaro Aprile e proveniva da una famiglia della borghesia palermitana (la madre era la nobildonna siciliana Giovanna Sartorio). Fu anche docente di storia del diritto.
La sua attività in politica iniziò con l’elezione a deputato alla Camera nel 1913, tra i liberali, sulla scia delle orme paterne. Rieletto nel 1919 alla Camera con la lista demosociale, divenne sottosegretario alla Guerra nel governo Nitti I, fino al 1919, e alle Finanze, nel governo Nitti II. Nuovamente rieletto nel 1921, fu in contrasto con il nascente regime fascista e si candidò nelle liste dell’Unione nazionale di Giovanni Amendola. Non venne rieletto.
Movimento Indipendentista Siciliano
Scelse di ritirarsi temporaneamente dalla politica attiva nel 1925 e tornò all’avvocatura, esercitando la professione a Roma. Tornò al mondo politico nell’inverno del 1942, prendendo contatti con esponenti della politica siciliana pre-fascista. Pochi giorni prima dello sbarco degli alleati in Sicilia, nel giugno del 1943, lanciò a Palermo un appello con Comitato d’Azione alla resistenza passiva contro l’Italia fascista, comitato che diventerà il nucleo originario del Movimento Indipendentista Siciliano (di cui fu il primo presidente).
Tenne anche contatti all’estero, per sostenere la causa separatista. Scrisse diverse lettere, tra cui un memoriale inviato alla Conferenza di San Francisco. Tra le personalità che ricevettero una sua lettera, figurano anche Winston Churchill, Giorgio VI, Charles de Gaulle, Pio XII, Cordell Hull ed Eleonora Roosvelt, moglie del presidente statunitense.
Autorizzò la nascita dell’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia sulla scia di diversi fatti di sangue, tra cui la strage del pane. Scampò a un attentato nel corso di una manifestazione organizzata dal Movimento Indipendentista Siciliano a Regalbuto (EN) nel 1944. In questo stesso anno fu arrestato per ordine del governo Bonomi. Il Movimento, allora, arrivò a contare quasi mezzo milione di iscritti.
Tornò libero nel 1945 ma, poco dopo, fu nuovamente arrestato insieme al suo braccio destro Antonino Varvaro ed inviato al confino politico a Ponza dove rimase sino al marzo del 1946. Divenne a giugno deputato all’Assemblea Costituente nelle liste del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia. Nel 1947 il sodalizio con Varvaro si dissolse per gravi divergenze sulla concezione del MIS. In quello stesso anno, nel mese di maggio, fu eletto deputato all’Assemblea Regionale Siciliana, da cui si dimise nel marzo 1948. Affrontò nuovamente le urne per le prime elezioni del Parlamento Repubblicano, ma non venne eletto. Decise di lasciare il MIS che – dopo aver perso ogni rappresentanza parlamentare nazionale e regionale – nel 1951 si sciolse.
A quel punto, sfaldatosi il MIS, si ritirò dalla politica, ma vi ritornò brevemente nel 1953, quando accettò di correre come capolista alle politiche dell’Alleanza Democratica Nazionale. Non venne eletto. Divenne in seguito giudice per l’Alta Corte per la Regione Siciliana. Morì a Palermo, il 15 gennaio del 1964.