Basta dire Pasta al Forno per pensare alla Sicilia e, in particolare, a un formato di pasta piccolo e speciale: gli Anelletti. Chi non è siciliano – o non è solito bazzicare la nostra Isola – non li vede spesso, ma per i siculi sono famosi ed iconici. La loro storia è antica e, per certi versi, legata alla leggenda. Volete saperne di più? Mettetevi comodi.
- Perché gli anelletti siciliani si chiamano così.
- Chi ha inventato questi anellini di pasta.
- La storia e le curiosità della cucina siciliana.
Anelletti pasta siciliana: come un gioiello
Anelletti al forno, un nome e una garanzia. Questo timballo di pasta conquista grandi e piccini anche solo guardandolo. Assaggiandolo, poi, si prova una sensazione di gioia che è difficile da descrivere. Il merito è, naturalmente, di un condimento ricchissimo. Alla base, però, ci sono anche quegli anelli di pasta che accolgono il sugo in modo eccezionale. Trovarli al di fuori della nostra Isola non è sempre facile e sono molto legati alla tradizione palermitana. Sapete perché?
Gli Anelletti pasta siciliana sono tipici della città di Palermo. Per le paste al forno, infatti, in altre parti della Sicilia si usano altri formati, come ad esempio i rigatoni o le penne. Da sempre, invece, gli abitanti del capoluogo prediligono i loro preziosi e piccoli anelli. Di fatto, un timballo fatto così è più facile da trasportare e la forma è l’ideale.
Guai a fare mancare una bella pasta al forno per le feste. Tanti non vi rinunciano neanche in spiaggia e si portano appresso la teglietta di anellini. Nel siracusano, ad esempio, lo sformato di pasta si chiama anche “pasta ro bagno“, proprio per questo motivo!
Quando sono nati gli anelletti
Ci sono tante leggende in merito alla creazione di questa pasta. Le prime paste forate sarebbero nate nel Medioevo, quindi è a quel periodo che si fanno risalire gli anelli di pasta siciliani. Si narra che il formato richiamasse i piccoli gioielli e i monili delle donne arabe a forma di anello, come ad esempio gli orecchini. Accanto a questa spiegazione, ce n’è una “pratica”, cioè il fatto che accolgono davvero meglio il condimento, che si amalgama alla perfezione.
Fino agli anni Trenta del Novecento c’erano diversi tipi di anelletti: lisci o rigati, più o meno spessi, a base di acqua e semola. Ancora oggi ci sono le caddhurite, (la cui forma ricorda la caddhura, una ciambellina di pasta di pane solitamente consumata a Pasqua).
La Sicilia vanta una grande tradizione di pasta ed è considerata la terra natia degli spaghetti. A Trabia e a Termini Imerese, infatti, c’erano i mulini importati dagli arabi. Proprio alla Sicilia dei musulmani viene attribuita la pasta di grano duro a lunga conservazione, più facile da trasportare come timballo. In alcune fonti si parla di pasta già nel 1154.
Da allora, a oggi, ne è passata di acqua sotto i ponti. A non cambiare, è la bontà degli anelletti siciliani, che continuano a diventare eccellenti timballi e primi piatti. Un bel modo per onorarne la storia e la tradizione.