Quella dell’anello di Theano è una storia d’amore che mette in luce come pochi legami sono forti come quelli tra genitori e figli. Tutto ha inizio nel settembre del 1871. La Sicilia, da pochi anni, fa parte di un nuovo Stato sovrano e Girgenti ha un suo museo civico.
L’avvocato Giuseppe Picone, in breve tempo, organizza una raccolta di oggetti provenienti da collezioni private, promuovendo una prima campagna di scavi. Il declivio che segue a meridione la linea della collina dei templi dove si trovano la necropoli Giambertoni e quella cosiddetta romana, diventa oggetto di ricerche.
In quella zona viene ritrovata una sepoltura con un’iscrizione in lingua greca, scolpita nel marmo, trovata a breve distanza dal sarcofago, con la dedica di una madre: “Agli dei sotterranei Theano visse 19 anni, 2 mesi e 12 giorni, la madre Sabina alla figlia vergine, pura, dolcissima”. All’interno del sarcofago il proprietario delle terre trova un piccolo anello, che tiene per sé.
A raccontarne la storia, sulle pagine de La Sicilia, è Donatella Mangione, funzionario direttivo archeologo del Museo Pietro Griffo di Agrigento: “Non avevamo contezza del ritrovamento dell’anello perché, come c’era stato riportato dalle notizie dell’epoca, si parlava soltanto del ritrovamento del sarcofago con l’iscrizione.
In epoca recentissima la signora Anna Cutaia Riolo ci ha parlato dell’anello che in famiglia veniva tramandato col nome di anello di Theano. La zona dove è stato trovato il sarcofago apparteneva alla famiglia Montana, proprietaria di Villa Aurea e delle terre limitrofe.
Nel momento del ritrovamento il proprietario, che si chiamava Emanuele, trova l’anello e lo dona alla sua figlia minore. Il monile, poi, giunge in eredità al figlio maggiore di lei ed alla sua sposa, la signora Cutaia, che, profondamente colpita dalla triste storia, non ha mai voluto indossarlo, decidendo, infine, con grande gesto di generosità, di donarlo al nostro Museo, con il semplice ma nobile desiderio di ricongiungere l’anello al resto che apparteneva a Theano: il sarcofago che aveva accolto il suo corpo e l’iscrizione che la ricordava. Inoltre, in una commovente lettera, la signora Caruana ha sottolineato che il monile appartiene agli agrigentini”.
L’anello è una semplice vera di 16 mm di diametro, piatta internamente e leggermente convessa all’esterno, con bordi ondulati e un motivo a chicchi di grano, alternati a barrette con incisione interna.