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01Angelo Ficarra fu un arcivescovo della Chiesa Cattolica. Nato a Canicattì il 10 luglio 1885, divenne noto per i suoi studi su San Gerolamo, e per il suo allontanamento dalle istituzioni ecclesiali.

Ordinato sacerdote il 12 luglio 1908, Angelo Ficarra venne subito inviato a Ribera, cittadina della provincia di Agrigento, dove si distinse immediatamente per il suo impegno sociale.
Poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, il religioso si laureò in lettere classiche all’Università di Palermo, con una tesi su San Girolamo che gli valse il massimo dei voti e la lode. Ottimo studente, era amato e apprezzato non solo suo relatore, il professor Vincenzo Ussani, noto filologo del tempo, ma anche dal filosofo Giovanni Gentile, che proprio nell’ateneo del capoluogo di regione, teneva le sue lezioni.
Avendo studiato a lungo il Santo di Stridone, Ficarra decise di pubblicare, nel 1916, il primo volume del suo saggio “La posizione di san Girolamo nella storia della cultura”, tratto dalla sua tesi di laurea. Nel 1920 si diede alla realizzazione del “Florilegium Hieronymianum”, un lavoro che gli fece guadagnare il titolo di vicesegretario della Segreteria delle Lettere Latine, che lo stesso segretario di Stato Vaticano Federico Tedeschini, avrebbe voluto consegnargli in persona, nel 1921.

Nel 1928, Ficarra, al tempo arciprete di Canicattì, partecipò alla stesura della voce di San Girolamo per l’Enciclopedia Treccani, su richiesta di Giovanni Gentile. Due anni dopo, pubblico il secondo volume della sua opera monumentale su San Girolamo, considerata dal fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Agostino Gemelli: «un apporto definitivo sul pensiero del grande dalmata».
Il 22 novembre 1936, Ficarra fu ordinato Vescovo della diocesi di Patti, e durante gli anni del suo incarico, ne portò avanti il governo, sotto l’egida delle principali attività di meditazione e di preghiera, guardandosi al tempo stesso dal rimanere ben distanziato dal potere politico. Nel 1938, fu infatti richiamato dal cardinal Pacelli, per aver deciso di non trasmettere un documentario sul viaggio di Mussolini in Sicilia, ma solo perché la proiezione violava la regola secondo cui non bisognava proiettare filmati durante le feste religiose.
La sua presenza risultò quindi particolarmente ostile agli esponenti della locale Democrazia Cristiana, che non vedevano di buon occhio il suo non coinvolgimento, in quanto teneva lontano il partito, dalla possibilità di un qualche successo politico nei comuni posti entro le intendenze della diocesi.

Nell’estate del 1950, il presule si distinse in particolar modo per aver concesso la sua firma alla petizione contro il nucleare, promossa dai Partigiani della Pace guidati da Frédéric Joliot-Curie, noto fisico francese premio Nobel per la Chimica nel 1935, conosciuto anche per la sua affiliazione al Comunismo. La firma di Ficarra venne dunque vista dal Papa Pio XII, come un atto di ribellione verso la scomunica imposta dal religioso, che prevedeva anche il divieto di appoggiare le associazioni messe in piedi da coloro che appartenevano al Partito Comunista.
Per questo e per la sua affiliazione alle tesi moderniste, che vennero più che altro confermate sulla base della fitta corrispondenza avuta in gioventù con Ernesto Buonaiuti, esponente del Modernismo e per questo motivo scomunicato, Ficarra perse il suo ruolo di alto prelato di Patti; non venne scomunicato, ma venne privato interamente del suo potere, a seguito della nomina di monsignor Giuseppe Pullano, quale amministratore apostolico sede plena, nel 1955. Pullano riportava infatti direttamente al Papa, il quale aveva il compito di governare direttamente sulla diocesi di Patti. Il pasticcio si risolse, mutatis mutandis, con la nomina di Ficarra alla carica fittizia di titolare dell’Arcidiocesi di Leontopoli di Augustamnica (in partibus infidelium), il 2 agosto del 1957. Due anni dopo, il 1° giugno del 1959, Ficarra morì a Canicattì.

La sua vita e le sue vicende, incluso lo scandalo della pseudo-scomunica, sono ricordate da Leonardo Sciascia nel suo “Dalle parti degli infedeli”, saggio del 1979.
Nel 1986, i vescovi di Sicilia, riunitisi a Canicattì, diedero omaggio al presule presso la chiesa Madre dove fu sepolto. Nel giugno del 2009, per il 50° anniversario dalla morte, la città di Canicattì organizzò mostre e convegni, a ricordo della sua figura, devota e impegnata, con la compartecipazione dei vescovi dell’Isola; la diocesi di Patti ha inoltre promosso la pubblicazione delle sue 13 lettere pastorali.

Autore | Enrica Bartalotta