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L’abbaiare dei cani o il miagolare dei gatti sono tra le cause più comuni di litigi condominiali. L'Associazione italiana difesa animali e ambiente, l'Aidaa, ha calcolato che nell'estate del 2014 le richieste di intervento per questioni legate alla presenza di animali domestici nei condomini sono state oltre 2.100: 35 litigi al giorno. In 1.300 casi, all'origine del litigio c'era proprio l'abbaiare del cane nel cuore della notte. Tra le città più litigiose Milano (235 casi), Torino (218), Roma (155), Parma (132) e Udine (98). Tra le città meno inclini a litigare per le immissioni sonore canine e feline Palermo, con appena 32 segnalazioni e Aosta con 21.

Sono tanti, anche nel mondo politico, che si schierano a difesa degli amici a 4 zampe e dei loro padroni:  “I cani devono poter abbaiare e i gatti miagolare senza che i loro padroni debbano temere di incorrere nei rigori della legge. E anche se danno fastidio (gli animali, non i padroni), il loro proprietario non può essere multato o persino arrestato, né l'animale può essere posto sotto sequestro dall'autorità giudiziaria, come può accadere oggi secondo il codice civile e quello penale”. A chiedere di rivoluzionare la legislazione sulle 'immissioni sonore' di cani e gatti è la paladina degli animali in Parlamento, Michela Vittoria Brambilla, firmataria, insieme alla collega Giuseppina Castiello, di una proposta di legge per la difesa del diritto inalienabile dei cani ad abbaiare e dei gatti a miagolare.

Naturalmente, spiegano le due deputate di Forza Italia, non può essere superata ''la normale tollerabilità''. Non si può cioè esagerare, specialmente nelle ore notturne, quando un abbaiare insistente o un miagolio eccessivo possono mettere seriamente a rischio il sonno dei vicini.

La Cassazione è già intervenuta sull'argomento, stabilendo, con la sentenza 1394 del 2000, che è del tutto inutile querelare il vicino di casa per disturbo della quiete pubblica se il cane abbaia di continuo. Perché per configurare il reato, secondo l'articolo 659 del codice penale, che prevede una multa fino a 309 euro e persino l'arresto fino a tre mesi, i rumori devono essere tali da infastidire ''una pluralità'', ''un numero indeterminato'' di persone. Una sola persona, insomma, non è sufficiente perché possa configurarsi il reato. Brambilla e Castiello, però, vanno oltre e chiedono che l'autorità giudiziaria, in caso di contestazioni, ''tenga conto prioritariamente del benessere dell'animale''.

 E che ''in nessun caso'' possa disporre ''l'allontanamento coatto'' o il sequestro del disturbatore a quattro zampe, come è avvenuto qualche tempo fa a Rino un (grosso) pastore del Caucaso al centro di un litigio tra vicini di casa a Nocera Inferiore. Rino, ha accertato l'inchiesta, abbaiava troppo disturbando il riposo del vicino di casa della coppia di anziani proprietaria del cane. Da lì è stato un susseguirsi di denunce, verbali, controdenunce, sopralluoghi dellAsl, perizie fonometriche, certificati medici e carte da bollo, con il risultato che Rino è finito 'in stato di fermo'.

''L'interesse primario da tutelare – sottolineano le due parlamentari azzurre – è il benessere degli animali, così come vanno tutelati i loro proprietari che non possono essere perseguiti o puniti a causa delle immissioni sonore dei loro animali con reati da codice penale''.