Si dice arancina o arancino? Qualora vi trovaste in Sicilia e vi facessero questa domanda, sappiate che diventereste protagonisti di una lunga discussione, che chiamerebbe in causa la storia della nostra isola. Un quesito mai risolto che continua ad animare i dibattiti più accesi. A Palermo l’arancina è femmina e viene declinata rigorosamente con la “a”. A Catania, invece, diventa arancino, con la “o” finale. Guai a confondere le due definizioni: se doveste invertire i due nomi, state certi del fatto che trovereste una schiera di persone pronte a correggervi. In più di un’occasione si è cercato di capire quale fosse la definizione più autentica, ma sempre con scarsi risultati: entrambi i nomi rivendicano un posto nella storia. Cosa fare dunque? La Pasticceria Savia di Catania ha trovato un salomonico compromesso: chiamiamolo ‘u Arancinu, con la “u”. Conosciamo meglio questa storia.
Ormai da un po’ di anni questa pasticceria catanese ha adottato la sua definizione. Una scelta nata dalla necessità di mettere fine alle polemiche che, naturalmente, non sono mai mancate, soprattutto sui social. Che si tratti di una questione molto sentita, è fuori discussione. Perfino la celebre Accademia della Crusca è stata chiamata in causa. Così, nel corso degli anni, si è data ragione prima al versante palermitano, poi all’area di Catania. La motivazione della scelta di arancina deriva dal fatto che ricorda la forma di un’arancia. Tuttavia l’arancia in dialetto si chiama aranciu: da qui la scelta di arancino. Si capisce che non è affatto facile trovare un valido compromesso. Possiamo dire che si tratti di una sorta di pareggio, che trova una ulteriore conferma nella scelta di chiamarlo arancinu. Un po’ come dire che tra i due litiganti, il terzo gode. A conti fatti, la cosa che davvero conta è una: che sia bonu! Foto: Pasticceria Savia Catania.