Dal 31 di luglio alla fine di novembre, l’Assemblea parlamentare siciliana ha lavorato soltanto 38 ore; in pratica la settimana lavorativa di un impiegato comune.
Peccato che ai cittadini quella manciata di ore siano costate ben 40 milioni di euro, più di 1 milione a ora.
23 minuti al giorno su un totale di 90 giorni di lavoro: è questo il bilancio complessivo delle fatiche dell’ARS per quest’anno; 160 milioni di euro spalmati su tre mesi che andranno a pesare nelle tasche dei cittadini.
90 membri, un mandato che dura 5 anni; a Palazzo dei Normanni però sono in pochi ad assumersi le loro responsabilità. E mentre la Sicilia infiamma, tra scioperi e mancanza di fondi per sanità e cultura, ora si scopre che quei parlamentari si godono la giornata coi piedi sui banchi. Sempre se a palazzo si presentano.
Online non è possibile nemmeno trovare il calendario dei lavori in aula del Parlamento, quel che si sa però è che sono molte le iniziative lasciate in sospeso dagli onorevoli. Entro il 15 di dicembre si attende la manovra finanziaria, eppure era solo il 10 quando Forza Italia ed MS5 si lamentarono con il presidente, onorevole Ardizzone, per l’assenteismo del governatore regionale, l’uomo su cui pende il progetto di risanamento degli enti.
Così com’è, la Regione dovrà infatti pagare mutui almeno fino al 2024; un risultato che arriva all’indomani dell’inchiesta del “Quotidiano di Sicilia” che contesta all’ARS stipendi da capogiro.
Per i dirigenti si parla di salari fino a 339mila euro lordi all’anno, che dovrebbero arrivare nel 2015 a 240mila; una cifra comunque esorbitante, che sembrerebbe superare di 4 volte anche quelle relative i compensi dei Consiglieri della Lombardia.
A complicare le cose in Sala Rossa, anche la riforma dello Statuto, e in particolare dell’articolo 36, quella che dovrebbe portare le aziende a versare le loro tasse direttamente alla Regione anziché allo Stato; una postilla che in pratica dovrebbe permettere alle raffinerie dell’Isola, di versare i proventi del loro lavoro, direttamente all’Isola.
A proposito di petrolio, Crocetta avrà anche preso accordi in merito alle trivellazioni, ma non sa di stare dormendo su una polveriera. A fine novembre infatti, il presidente della Regione non si presentò all’ARS per commentare la sua decisione; al suo posto la vicepresidente Mariella Lo Bello, che ha tentato di mediare al meglio spiegando come gli accordi presi siano stati fatti per il bene produttivo di Gela ma non a costo dello sfruttamento ambientale.
Tragedia evitata? Intanto Nino d’Aserio di Ncd fa pressioni all’ARS perché venga stilato immediatamente un piano serio di sviluppo turistico dell’Isola. Elevata competitività delle sue strutture ricettive ma anche più controlli adeguati sui cittadini. L’onorevole del Nuovo Centro Destra parla anche delle esportazioni dei prodotti agricoli, puntando proprio a Expo 2015 come trampolino per il rilancio dell’Isola e delle sue eccellenze. In mezzo gli articoli 36, 37 e 38 dello Statuto da modificare, e una miglior spendita dei fondi UE. L’onorevole sta ancora aspettando una risposta; intanto sul tavolo dell’ARS si va ad aggiungere anche una riforma delle Provincie.
Autore | Enrica Bartalotta
Foto di Giuseppe Bruno