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Asma, anche in Sicilia adesso è disponibile il farmaco “salvarespiro”

Anche i pazienti siciliani potranno curare l'asma cosiddetto grave con una nuova terapia "salvarespiro". Si tratta di Mepolizumab, anticorpo monoclonale umanizzato, che blocca l'infiammazione eosinofilica, causa delle esacerbazioni della malattia. Negli studi clinici Mepolizumab ha dimostrato di ridurre dell'84% la conta degli eosinofili nel sangue e, di conseguenza, le riacutizzazioni in generale e quelle che determinano ricovero in ospedale o visite al pronto soccorso.

Ha, inoltre, migliorato la funzione polmonare e ridotto della metà la dose giornaliera di corticosteroidi orali, farmaci che potrebbero avere impatti significativi sulla vita dei pazienti. Con una inisiezione sottocutanea da ripetere una volta al mese al dosaggio fisso di 100 milligrammi, la vita dei pazienti può cambiare radicalmente.

“È il caso di dire che anche in Sicilia stiamo tirando un sospiro di sollievo – spiega Nunzio Crimi, professore ordinario di Malattie Respiratorie all’Università di Catania, a PalermoToday –. Fino a qualche settimana  fa la situazione era molto critica perché i pazienti erano costretti a dover emigrare in altre regioni per poter accedere ad una nuova soluzione terapeutica in grado di dare risposta alla loro asma grave. Ora invece la situazione è destinata a cambiare perché grazie al mepolizumab i pazienti, oltre ad avere nell’immediato i benefici del farmaco, potranno gradualmente ridurre l’uso dei corticosteroidi che purtroppo comportano conseguenze gravi come l’osteoporosi, il diabete, l’ipertensione, il glaucoma.

Tutte queste patologie non soltanto sono invalidanti e riducono la qualità della vita del paziente asmatico, ma aumentano anche il costo sanitario della loro gestione. Per cui il risparmio considerevole in termini di accessi al pronto soccorso e di uso dei corticosteroidi ci consentirà di abbattere notevolmente i costi della spesa sanitaria. Ma soprattutto andremo a migliorare radicalmente la qualità della vita di pazienti che fino ad oggi si sentivano penalizzati rispetto ai pazienti delle altre regioni in cui il farmaco era già disponibile”.

Redazione