Il mercato di Ballarò si trova nel cuore di Palermo e possiede un fascino che difficilmente troverete altrove. Insieme alla Vucciria, al Capo, ai Lattarini e al Mercato delle Pulci è uno dei mercati storici del capoluogo, ogni giorno meta di turisti e, soprattutto, di abitanti della città. Le bancarelle, infatti, sono vivaci e ricche di generi alimentari e non: dalla frutta alla carne, dalla verdura al pesce, dalle spezie ai capi d’abbigliamento, c’è praticamente tutto quello di cui potete avere bisogno.
Ballarò si estende da piazza Casa Professa ai bastioni di corso Tukory verso Porta Sant’Agata. È il più antico dei mercati di Palermo. Ad animarlo, oltre le merci e le persone, sono soprattutto le cosiddette “abbanniate”, i richiami dei venditori che attirano gli acquirenti con un colorito accento. Così, vi propongono il pesce appena pescato o la frutta più dolce. Non mancano, naturalmente, i cibi cotti, come cipolle e patate bollite, panelle e crocché, sfincione, polpo bololito, quarume, pani ca meusa e ogni tipo di street food.
La struttura del mercato è fatta di tante bancarelle assiepate. La strada è invasa dalle cassette di legno, che alla fine di ogni giornata rimangono vuote.
Il mercato di Ballarò viene così chiamato da Bahlara, villaggio presso Monreale da dove provenivano i mercanti arabi, o da “Vallaraya”, nome di un re indiano della regione del Deccan. Secondo altri il nome Ballarò sarebbe di origine tedesca: Ferdinand Ballarò era il capitano del Re Ferdinando di Aragona a Palermo nel 1400.
Si dice anche che il mercato si chiami Ballarò perché la famiglia Ballarò riscuoteva per conto del Re di Spagna una percentuale sulle vendite dei prodotti alimentari in vendita. Ancora, relativamente all’etimologia del nome di questo mercato, Ballarò deriverebbe da Souk el Ballarak, mercato degli specchi in arabo.
Imperdibile la Chiesa del Carmine Maggiore, con la sua straordinaria cupola colorata che domina il mercato. Molto suggestiva anche la Torre di San Nicolò, che secondo alcuni è la vista più bella sulla città di Palermo.
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