Dopo i primi giorni di indagini e interrogativi, è arrivata la svolta sull'omicidio di Nicola Lombardo, il benzinaio ucciso a Palermo sabato pomeriggio. E' stato lo stesso assassino a confessare: non è stata una rapina, né una vendetta di mafia, e la motivazione dell'uomo, che si chiama Mario Di Fiore, ha lasciato di stucco il magistrato che lo stava interrogando. In lacrime, l'omicida – che ha 63 anni ed è un pensionato – avrebbe detto di aver sparato dopo un litigio sul prezzo del pieno.
Di Fiore era stato fermato su disposizione del procuratore Franco Lo Voi e condotto in Questura, dove è stato messo sotto torchio dal pm Ennio Petrigni: gli indizi e le immagini degli impianti di videosorveglianza di numerosi negozi della zona portavano a lui. Una serie di prove schiaccianti, che hanno permesso di risalire anche alla targa dell'utilitaria che aveva fatto rifornimento e poi al proprietario.
Di Fiore è arrivato al rifornimento di piazza Lolli a bordo di una Fiat Uno, quindi Lombardo ha rifornito l'auto di carburante, ma tra i due è nato un diverbio. "Il pieno era troppo caro", avrebbe detto l'assassino, che ha ucciso il benzinaio con diversi colpi partiti da una pistola calibro 7.65. Di Fiore si trova in carcere per omicidio: a lui vengono contestati anche i futili motivi.