Bimba nasce malformata, genitori fanno causa al ginecoloco e all'ecografista, ma il giudice li condanna a pagare spese di giudizio per ben 100.000 euro. La vicenda, raccontata da PalermoToday, vede protagonista una coppia di genitori palermitani: secondo quanto hanno sostenuto, i medici non hanno saputo individuare per tempo una rara malattia congenita, la sindrome di Apert, all'origine dei problemi di salute della piccola. Il giudice della prima sezione monocratica del tribunale civile, Maura Cannella, ha ritenuto infondato il ricorso dei genitori, condannandoli, "pur considerandosi la tragicità del caso".
Ecco cosa riporta PalermoToday:
«È una storia paradossale, quella che è successa a una coppia di palermitani di 39 e 40 anni, che chiedeva un risarcimento di 904 mila euro per il presunto danno patito e che ora dovranno invece pagare circa 25 mila euro per le spese sostenute da ciascuno dei medici e altri 25 mila ad ognuna delle due compagnie assicurative (rappresentate dagli avvocati Diego Ferraro e Angelo Cacciatore), che i professionisti avevano a loro volta chiamato in causa per coprire una loro eventuale responsabilità civile. Nella cifra – che è stata calcolata, come previsto dalla legge, proprio in proporzione alla richiesta della famiglia – sono incluse anche le spese per una perizia disposta dal giudice che alla fine ha dato torto alla coppia. La grave patologia, infatti, secondo gli esperti non avrebbe potuto essere diagnosticata prima della nascita».
La piccola è nata nel 2008, con il volto deformato, le dita delle mani e dei piedi fuse tra loro e una grave displasia all'anca, per via della sindrome di Apert. Ha subito diversi interventi e i genitori, nel 2011, hanno citato in giudizio i due medici, ritenendo di non essere stati informati corrrettamente e per tempo dei problemi di salute della bimba, non potendo esercitare il diritto di scegliere di interrompere la gravidanza. Il giudice ha richiesto una particolare perizia e, sulla base delle conclusioni dei periti, ha respinto il ricorso della coppia, condannandola a pagare circa 100.000 euro di spese processuali.