Il segreto della Riserva dello Zingaro
- Borgo Cusenza si trova dentro la meravigliosa area protetta in provincia di Trapani.
- Il tempo si è fermato all’epoca in cui era abitato.
- Fino al 1800 ha ospitato una comunità di 14 famiglie, del tutto autosufficienti.
La Sicilia è una meta strepitosa durante tutto l’anno. Se, durante l’estate, sono le spiagge ad attirare i visitatori da tutto il mondo, quando arriva l’autunno è il momento ideale per conoscere uno dei suoi infiniti borghi. La località in cui vogliamo portarvi oggi è quasi “segreta“, perché non tutti ne conoscono l’esistenza. Eppure, in modo quasi paradossale, si trova dentro una delle riserve naturali più note di tutta la regione. Facciamo tappa alla Riserva dello Zingaro e immergiamoci nella storia di Borgo Cusenza.
Borgo Cusenza: la storia
Questo borgo è un piccolo raggruppamento di case, ormai abbandonato. Si conserva molto bene, anche perché viene curato dall’ente che gestisce la Riserva. Si trova a circa 400 metri sopra il livello del mare e, fino alla fine del 1800, ospitava una comunità totalmente autosufficiente di 14 famiglie. Vi si coltivavano cereali, in particolare un grano antico, la timilia, e ortaggi; intorno al borgo c’erano distese di ulivi e vigneti. Gli abitanti, esperti nell’arte dell’intreccio, avevano anche una piccola cantina per la produzione del vino, con un torchio del 1876, un frantoio e una macina per i cereali. Venivano anche allevati animali che davano latte e carne, oltre a fare da mezzi di trasporto. Procediamo alla scoperta di altre curiosità.
La vita nel borgo della Riserva dello Zingaro
Il popolo di questo centro, antico e sapiente, lo chiamava Bagghiu di l’Acci, per il vicino Monte Acci. Le uniche occasioni in cui si recava alla contrada Sughero, distante circa 3 chilometri, erano quelle in cui facevano scambi di attrezzi di lavoro e manodopera varia. Come abbiamo anticipato, ci si dedicava con cura e dedizione alla coltivazione e alla macina dei cereali: ecco come.
Prima della semina si ringraziava Dio con un’orazione, affinché concedesse la pienezza del raccolto. Vi erano tre forni e le famiglie si alternavano alla panificazione. Ci si nutriva di ciò che si produceva o di quello che dava la terra: fave secche e sarde salate, finocchi, fichi. Proprio i fichi, grazie al processo di raffreddamento e cristallizzazione del frutto, venivano utilizzati per dolcificare. Non mancavano i momenti di festa. Quelli più importanti erano San Giuseppe e la Processione della Madonna: si creavano altari, si accendevano fuochi, si vestivano rupi con l’edera e c’era anche la banda, che faceva musica battendo i mestoli sulle pentole. La domenica era interamente dedicata al riposo. Ma oggi come procede la vita di questo luogo?
Le abitazioni del Borgo Cusenza sono ben tenute e alcune camere visitabili. I pavimenti in lastre sono venuti alla luce durante gli interventi di manutenzione, sono puliti e sistemati. I mobili e gli oggetti ricostruiscono l’idea della quotidianità rurale del secolo scorso, che ruotava intorno al lavoro dei campi. Foto: Marek Lenik – Licenza.