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Recenti analisi geochimiche suggeriscono che i Bronzi di Riace, celebri statue greche del V secolo a.C., possano essere stati creati in Sicilia, e precisamente a Siracusa.

Questa ipotesi emerge da un nuovo studio che ha esaminato i materiali utilizzati per la creazione delle statue. I campioni di terreno e le tecniche di saldatura corrisponderebbero a quelli riscontrati vicino alla foce del fiume Anapo, nella provincia siracusana.

Questo risultato apre a nuove interpretazioni sull’origine dei due guerrieri di bronzo, ritrovati nel 1972 al largo delle coste calabresi.

Siracusa come centro artistico del Mediterraneo antico

L’ipotesi che lega i Bronzi di Riace a Siracusa si basa non solo su prove materiali, ma anche sul ruolo storico della città siciliana, importantissimo centro culturale e artistico del Mediterraneo antico.

Durante il V secolo a.C., Siracusa era famosa per le sue scuole di scultura e per la lavorazione dei metalli, un’eccellenza che potrebbe aver dato vita ai celebri bronzi.

La corrispondenza dei materiali utilizzati per le statue con quelli della zona di Siracusa rafforza l’idea che gli artigiani siciliani fossero i veri autori di queste opere d’arte.

Un nuovo capitolo nella storia dell’arte greca

Se confermata, questa scoperta rappresenterebbe un cambiamento significativo nella comprensione della diffusione dell’arte greca nel Mediterraneo.

I Bronzi di Riace, tradizionalmente associati alla produzione artistica della Grecia continentale, potrebbero invece riflettere l’influenza e la maestria artistica della Sicilia.

La presenza di questi capolavori a Siracusa evidenzierebbe un nuovo capitolo nella storia delle relazioni tra le diverse culture del mondo antico, confermando il ruolo centrale della Sicilia come crocevia di scambi culturali e artistici.

Il ritrovamento dei Bronzi di Riace: una scoperta che ha cambiato la storia dell’arte

Nel pomeriggio del 16 agosto 1972, il subacqueo dilettante Stefano Mariottini si trovava a circa 200 metri dalla riva di Riace Marina, in Calabria, quando fece una scoperta che avrebbe cambiato il corso della storia dell’arte antica.

Mentre esplorava il fondale del Mar Ionio, a una profondità di circa otto metri, Mariottini notò un braccio umanoide sporgere dalla sabbia. Inizialmente, pensò che fosse il corpo di un uomo annegato, ma avvicinandosi capì di essere di fronte a qualcosa di straordinario: una statua in bronzo, perfettamente conservata, che raffigurava un guerriero greco.

Sconvolto dalla scoperta, Mariottini avvisò immediatamente le autorità competenti, portando all’intervento di una squadra di archeologi subacquei e sommozzatori. Nei giorni successivi, durante le operazioni di recupero, fu rinvenuta una seconda statua, anch’essa in bronzo e in ottimo stato. Le due opere, successivamente battezzate Bronzo A e Bronzo B, raffigurano due guerrieri greci con dettagli eccezionali: dalla muscolatura vigorosa ai riccioli delle chiome e alle vene in rilievo sulle mani.

Le statue, databili al V secolo a.C., vennero portate a terra e sottoposte a un lungo e delicato restauro presso il Museo Nazionale di Reggio Calabria. Il loro ritrovamento, accolto con entusiasmo dalla comunità scientifica internazionale, gettò nuova luce sulle capacità tecniche e artistiche degli scultori antichi e divenne un simbolo del patrimonio culturale italiano.

Oggi i Bronzi di Riace sono considerati tra i capolavori più affascinanti dell’arte classica greca e rimangono una delle attrazioni principali del museo calabrese, continuando ad attirare visitatori da tutto il mondo.