Il sindaco di Calatafimi – Segesta, Nicolò Ferrra, è stato arrestato dalla Squadra mobile di Trapani con l’accusa di corruzione, falsità ideologica e turbativa d’asta. Insieme al primo cittadino del comune trapanese, sono finiti in manette anche gli imprenditori palermitani Ettore ed Enrico Crisafulli, padre e figlio. Ferrara, eletto il 6 maggio 2012 in una lista civica. Nel corso dell’operazione, che vede indagate in stato di libertà anche otto persone, sono state effettuate 11 perquisizioni domiciliari e personali tra Calatafimi-Segesta, Palermo, Roma e Salaparuta. Le indagini sono scattate a seguito della denuncia fatta da un dipendente di un’impresa edile gestita dai Crisafulli e appaltatrice dei lavori di urbanizzazione primaria in una zona di Calatafimi – Segesta. L’uomo ha indicato alle forze dell’ordine presunte pressioni subite per l’assunzione di lavoratori da parte di tecnici incaricati dal Comune. Gli investigatori avevano puntato l’attenzione sulla dismissione, mediante asta pubblica, indetta dal Comune di Calatafimi Segesta di alcuni autocompattatori utilizzati per la raccolta di rifiuti nel territorio comunale. Ferrara, secondo i magistrati, aveva intascato 3mila euro dall’imprenditore Francesco Fontana, di Calatafimi, per assicurargli l’aggiudicazione della gara. Di qui l’accusa di corruzione, mentre quella di falsità ideologica si deve a un provvedimento a sua firma, con cui invitava il responsabile del settore Finanziario a sospendere l’asta pubblica, perché l’amministrazione stava valutando la possibilità di ripristino dei mezzi oggetto della gara. Un modo, in realtà, per guadagnare tempo, e favorire Fontana con una turbativa d’asta. L’imprenditore, interrogato dai magistrati, ha ammesso di aver pagato la tangente al sindaco. Ferrara era anche presidente del Consorzio Trapanese “Legalità e sviluppo”. I due imprenditori Crisafulli sono chiamati a rispondere solo di intestazione fittizia di beni finalizzata ad eludere l’applicazione di eventuali misure di prevenzione patrimoniali.
Ilaria Calabrò