Caltavuturo, cosa vedere e perché visitare il paesino delle Madonie, in provincia di Palermo. Una meta perfetta per una gita fuoriporta, a due passi dalle meraviglie normanne di Cefalù. Tutto quello che c’è da sapere: itinerario, storia e le curiosità.
Caltavuturo
La Sicilia è ricca di straordinari paesini, che aspettano solo di essere scoperti. Oggi facciamo tappa nell’entroterra della valle di Himera, per visitare un paesino la cui storia è segnata da dominazioni e popoli, che vi sono passati nei secoli.
Sono due le ipotesi che spiegano il nome Caltavuturo. Secondo alcuni studiosi, si lega alla dominazione araba: deriverebbe, dunque, da Qal‘at Abī l-Thawr (roccaforte di Abū Thawr), dal nome del condottiero musulmano che se ne insignorì. Per altri, invece, si deve alla parola araba qal‘at (rocca) e da quella siciliana vuturu/vuturuni (avvoltoio/grifone). Unendo i due termini, si ottiene il significato di “Rocca dell’Avvoltoio”, un rapace che ancora abita il territorio.
Questa seconda spiegazione è molto accreditata e, di fatto, nello stemma del paese c’è una torre medievale, sulla cui cima è appollaiato un grifone. Origine del nome a parte, siamo in un luogo che ha molto da offrire. Visitare Caltavuturo è semplice: si può approfittare di una gita fuoriporta e avventurarsi alla scoperta di questo paesino delle Madonie, a due passi da Cefalù.
Itinerario breve
Una visita può partire dalla Chiesa Madre (Chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo), che risale al XVI secolo. Al suo interno vi sono opere come la Madonna della Neve di Francesco Laurana o il gruppo marmoreo dell’Annunciazione, di scuola gaginesca. Altro edificio religioso interessante è la Chiesa di Santa Maria del Gesù, annessa al convento dei Frati Minori riformati di San Francesco: al suo interno ci sono un pregevole crocifisso ligneo di frate Umile da Petralia e una tela di Pietro Novelli. All’interno della Chiesa di Santa Maria La Nova (Badia) si trovano statue della scuola del Gagini, insieme ad un’opera dello scultore gangitano Filippo Quattrocchi.
Merita una visita anche il Castello di Terravecchia, perfetto per una lunga passeggiata: si erge sull’omonima rupe che costituisce il vecchio centro abitato di origine medievale. Consigliata una visita al Museo Civico di Caltavuturo: si trova nell’antico Convento di San Francesco, che risale all’inizio del XVII secolo. È dedicato a Giuseppe Guarnieri e si articola in diverse sezioni.
Nel territorio caltavuturese sono ancora evidenti le tracce della tradizione agricola, tra cui i “mannari“: si tratta di alcuni ovili in pietra, alle pendici della Terravecchia. Testimoniano le prime migrazioni a valle della popolazione.
Cosa vedere a Caltavuturo
Chiese ed edifici religiosi
Chiesa Madre dei Santi Pietro e Paolo. Nel corso del tempo è stata più volte ristrutturata e ampliata. Ha un impianto a tre navate, con pianta a croce latina ed è in stile neoclassico. All’interno vi sono il tabernacolo marmoreo di scuola Gaginiana del XVI secolo, una tela dell’Adorazione Fiamminga databile al XVI secolo e una statua marmorea della Madonna con Bambino (Madonna della Neve) di Francesco Laurana. Pregevole anche l’organo ligneo del 1600.
Chiesa di San Giovanni Battista o del Collegio. Sebbene non se ne conosca l’anno di fondazione, si sa che dal 1433 vi è presenza degli agostiniani a Caltavuturo. Nei secoli ebbe diversi ampliamenti poi, dal 1759, rimase chiusa per decenni. Nel 1783, con la nascita della congregazione delle suore della Sacra Famiglia, chiesa e convento furono riaperti. Vi si trovano una statua in legno policromo della Madonna del Soccorso realizzata nel 1880 ed il quadro delle anime del Purgatorio.
Chiesa di Santa Maria di Gesù o del Convento. Risale ai primi anni del XVII secolo ed è annessa al convento dei frati minori riformati di San Francesco, che vissero qui fino al 1860. Accanto alla chiesa, attorno ad un chiostro con portico quadrilatero, si articolano gli ambienti dell’ex abitazione conventuale, oggi utilizzati come sede del museo civico “Don Giuseppe Guarnieri”.
Chiesa di Santa Maria la Nova o la Badia. Sorse nei primi anni del Cinquecento a Terravecchia, come oratorio del monastero di Santa Maria la Nova. Fu ricostruita, insieme al monastero, nel 1696 nell’attuale sede. Rappresenta un singolare esempio di architettura barocca a Caltavuturo. Accoglie la scultura marmorea di scuola gaginiana raffigurante la Madonna delle Grazie con il Bambino, oltre a sculture di San Benedetto e Santa Scolastica.
Chiesa del Casale. Si trova alle pendici nord-ovest di Terravecchia. Dell’antico edificio sopravvivono solo la zona absidale e il tracciato di un muro perimetrale. Dopo la chiusura al culto, nel XX secolo, venne utilizzata per sepolture collettive in momenti di emergenza, come per l’epidemia di febbre spagnola del 1918.
Ruderi di Terravecchia
Ciò che resta dell’antico sito medievale testimonia le origini di Caltavuturo ed è un prezioso esempio di città rifondata. Sede del più antico abitato è il rilievo calcareo che sovrasta il paese. Fra i ruderi più significativi vi sono: il castello, con impianto a corte, nato in età normanna; la Chiesa di San Bartolomeo; i “dammusi”, grandi ambienti seminterrati adibiti probabilmente a magazzini o aree lavorative Lo spopolamento di Terravecchia iniziò tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo, quando la popolazione si spostò verso l’attuale Caltavuturo.
Rocca di Sciara
È il monte che sovrasta l’abitato. Sulla Rocca si possono fare interessanti escursioni geologiche, grazie a un piccolo sentiero che consente di raggiungere la sommità, ma anche arrampicate sportive (se si è esperti). In cima ci sono i ruderi della Chiesa di San Nicola.
Mannari
Sul lato nord esiste questo complesso di manufatti molto importanti dal punto di vista storico e antropologico. Sono antichi rifugi per animali, costruiti con pietre a secco, testimonianza dell’attività dei pastori. Questi ovili si caratterizzano per la struttura rurale, inserita in un contesto “urbano”, e anche perché hanno modalità costruttive tipiche della pastorizia transumante, sebbene non siano figli della pastorizia transumante. I tradizionali recinti di ricovero delle greggi, le strutture adibite ai processi di caseificazione e i luoghi di dimora dei pastori sono inseriti all’interno di uno spazio urbano, anziché di aperta campagna (com’è tipico della pastorizia transumante siciliana).
Gole di Gazzara
In contrada Gazzara c’è un tratto molto affascinante del torrente di Caltavuturo, uno degli affluenti meridionali del fiume Imera. L’acqua, nel corso dei millenni, ha separato due colline di roccia calcarea, proseguendo la sua discesa verso l’Imera. Le Gole sono molto belle da un punto di vista geologico e naturalistico. Si possono anche ammirare i resti di due antichi mulini ad acqua. Foto di Davide Mauro – Opera propria, CC BY-SA 4.0.