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Camera delle Meraviglie di Palermo: la stanza del mistero nel cuore della città

Il fascino segreto della Camera delle Meraviglie di Palermo.

  • Nel cuore storico della città, a due passi dal Palazzo Reale, c’è una stanza che custodisce al suo interno un mistero non ancora svelato.
  • Si tratta di una camera dalle pareti blu, scoperta per caso, che rappresenta un enigma.
  • Sospesa tra sogno e realtà, si trova nel quartiere dell’Albergheria: ecco cosa la rende unica.

Curiosando tra i vicoli della città di Palermo se ne scopre l’anima più autentica. Basta semplicemente passeggiare, guardando gli edifici, per rendersi conto che si tratta di angoli che hanno davvero tanto da raccontare. La storia antica viene rivelata dagli stili architettonici, ma non solo. Ci sono, infatti, alcuni luoghi che custodiscono segreti nascosti, che aspettano ancora di essere svelati. Tra questi luoghi vi è sicuramente la Camera delle Meraviglie di Palermo. Il nome lascia già intendere che si tratta di qualcosa di speciale – e in effetti lo è. La sua storia recente comincia nel 2003, totalmente per caso. I proprietari di un appartamento nel quartiere Albergheria, nei pressi del mercato storico di Ballarò, iniziarono alcuni lavori di restauro nell’abitazione. Qualche anno dopo, in seguito a un temporale, un’infiltrazione di acqua ha sgretolato l’intonaco, rivelando qualcosa di molto particolare.

Un decoro segreto

Quel qualcosa è una decorazione con caratteri arabi e scritte di colore oro e argento. Come un racconto di origini lontane, le pareti rivelarono un mondo inaspettato. L’illustre reastauratore Franco Fazzio si accorse che anche le porte della stanza erano dipinte. Per avere maggiore certezza, il radiologo dell’Unesco Giuseppe Salerno ha effettuato tac su una delle porte. Sotto tre strati di vernice si nascondeva un disegno ancora più ricco, realizzato seguendo il rilievo delle pennellature originarie. L’enigma si infittì al punto da attirare l’attenzione degli esperti di tutto il mondo. Le interpretazioni furono tante e, al momento, la più accreditata è quella di un gruppo di ricercatori dell’IOA, l’Istituto di Lingue orientali e asiatiche dell’Università di Bonn. A quale conclusione arrivarono? Lo scopriamo subito.

L’enigma risolto

Dopo oltre un anno di studi, questo gruppo di esperti ha accertato che le scritte erano difficilmente leggibili perché probabilmente realizzate da maestranze locali: non conoscendo la lingua araba, avevano copiato male il testo dato dal committente. Le scritte più grandi richiamano i tughra, ovvero i sigilli dei sultani ottomani, e qui sono utilizzate come invocazioni divine allo stesso modo dei talismani, per tenere lontano dalla stanza le forze maligne. L’interpretazione della frase, ripetuta come una litania continua, è tratta da una delle massime del profeta Maometto: «Quello che Dio vuole accade, quello che Dio non vuole non accade». Anche le lucerne dipinte sul soffitto  hanno un profondo significato spirituale. Secondo i ricercatori di Bonn, sarebbero la concettualizzazione della sūra della luce nel Corano.

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Le simbologie

Le cinque fiammelle che si alzano dal braciere, infatti, rimandano al valore simbolico di questo numero: cinque come i pilastri dell’Islam (la professione di fede, la preghiera, il digiuno, le donazioni, il pellegrinaggio alla Mecca) e cinque come le preghiere quotidiane di un musulmano. Questa simbologia, così sofisticata, fa pensare ad un committente particolarmente vicino alla cerchia dell’arabista Michele Amari. In quel periodo l’edificio in cui si trova la Camera delle Meraviglie apparteneva ad un personaggio di spicco dell’epoca: Stefano Sammartino, duca di Montalbo, Ministro delle Finanze e Capo della Polizia dei Borbone. Fu un uomo di grande sensibilità e attratto dalla dottrina massonica: potrebbe essere il committente di questa stanza, forse dedicata a riti esoterici. Il numero sette, legato a quella particolare spiritualità, ricorre nella simbologia della “cubola”: le scritte sono disposte su sette righe, sette sono le lucerne su ogni lato della volta e sette sono le aperture dell’ambiente.

Una melodia palindroma

A riprova dell’unicità della Camera va anche persino l’esistenza di un elemento musicale. In seguito al suggerimento di una visitatrice, Giuseppe Mazzamuto, vibrafonista e percussionista dell’Orchestra sinfonica siciliana, ha sovrapposto uno spartito trasparente alle iscrizioni verificando una sequenza di note tra i tondi delle lettere. La sequenza ha la particolarità di poter essere letta e suonata sia da sinistra verso destra che viceversa. È, quindi, un palindromo in note. Alla Camera delle meraviglie è stato dedicato anche un componimento poetico di Ezio Bosso. Grande è la curiosità destata da questo luogo e molte le richieste di visitarlo. I padroni di casa, i coniugi Cadili, sensibili all’arte e alla cultura, hanno deciso di aprire la Camera delle Meraviglie di Palermo ai visitatori e, in diverse occasioni, hanno anche fatto da ciceroni per mostrare a tantissimi curiosi e appassionati le affascinanti pareti blu della loro stanza segreta.

Redazione