Siciliani

Don Turi, il Camoscio dell’Etna: un mito siciliano per gli appassionati della montagna

Di Giò Giusa – Guida Naturalistica

Salvatore Ragonese, Don Turi per gli amici, è una Guida Alpina dell’Etna, una sorta di mito per gli appassionati di questa Montagna. Alpino, classe 1939, risale la “sua” montagna da ben 67, da quando per la prima volta nel 1954 mise piede sull’orlo del Cratere Centrale, e da allora è stata una vita vissuta per lei, l’Etna. Don Turi è conosciuto nell’ambiente mondano come “Il Camoscio dell’Etna”, nomignolo più che appropriato per uno che a 83 anni suonati riesce ancora, con il proprio passo relativamente lento e costante, a salire in vetta al suo vulcano ad oltre 3300m.

In più di mezzo secolo però, ha visto l’Etna sotto tutti i punti di vista, anche i meno piacevoli. Cito in primis il più importante, quello del fatidico 12 Settembre 1979, quando era da pochi minuti sceso dal Cratere con un gruppo di turisti, e tutto a un tratto, quella che sembrava essere una normalissima giornata come le altre, si trasforma in un vero e proprio inferno. Un boato cupo e allo stesso tempo assonante accompagna un violento sbuffo, la Bocca Nuova espelle con violenza blocchi di materiale di notevoli dimensioni che ricadono come una pioggia sui suoi fianchi, lui e uno dei suoi figli erano presenti qualche centinaio di metri più sotto insieme al loro gruppo. Ne usciranno fortunatamente tutti incolumi, ma quel fenomeno purtroppo provocherà la morte di ben 9 persone e il ferimento di altre 23 presenti nelle vicinanze.

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Un altro evento è quello del Luglio 1998, quando era su ancora una volta con un gruppo di turisti per far vedere da quota 3100m. La spettacolare attività in corso al Cratere Voragine. Una fessura di altre 150 metri si era aperta sull’orlo del Cratere ed espelleva un incredibile quantità di lava fluida che dava uno spettacolo unico e affascinante. L’attività sembra voler aumentare, e si decide dunque di far scendere tutti per motivi di sicurezza. I collaboratori che guidano i mezzi che accompagnano i turisti in quota e amici gli consigliano di scendere anche a lui, ma “ovviamente” si rifiuta e insiste a rimanere su per vedere l’attività da vicino. In quota ci stavano pure un gruppo di giornalisti e vulcanologi per fare riprese e altro, li raggiunge e gli raccomanda di andare via subito, “forza, andate subito immediatamente, qui le cose si mettono male!”.

Questi prima non si rendono conto, subito dopo quando Don Turi insiste gli danno retta, prendono il tutto e vanno via. Appena rimane solo rimane incantato dallo spettacolo che si mostra alla sua vista, e decide di avvicinarsi ancora di più, pensa di guardarsi questo spettacolo dal vicino Cratere di Nord Est. Si posiziona a circa metà del cono, ma lo spettacolo dura ben poco, tutto ad un tratto la lunga fessura che rigettava lava si ferma quasi di colpo, qualche decina di secondi di inquietante silenzio ed il tempo di dire tra se e se, cosa sta succedendo? Quando in un batter d’occhio la Voragine (non più l’orlo) parte in una incredibile attività di una violenza inaudita. Per qualche ho pensato “stavolta non ne uscirò vivo”. Inizia a correre guardandosi le spalle per evitare di essere preso dalle scorie laviche infuocate che ricadevano attorno a lui, cerca di dirigersi in mezzo a quell’inferno di fuoco in direzione di Punta Lucia (quota 2900m. Circa), arrivando poi quasi in direzione della Grotta del Gelo. Lo troveranno amici e soccorritori che si erano messi alla sua ricerca dopo diverse ore. Un suo amico in particolare era tra questi, e alla sua vista lo abbraccerà con le lacrime agli occhi per la paura, ma al contempo ha pure detto; Lo sapevo, Turiddu in un modo o nell’altro ne uscirà vivo pure stavolta!

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Vedere gli occhi lucidi nel frattempo che mi racconta ciò e davvero emozionante. Nutro una profonda stima nei suoi confronti, lo conosco personalmente da tanti anni in quanto appassionato anche io di Etna ed escursionismo, ho avuto il piacere di salire in vetta insieme a lui decine e decine di volte, e devo dire che è sempre una grande emozione, lo ascolto e mi proietto nel suoi racconti come un bambino quando ascolta una fiaba.

Poi lo osservo, mentre avanza, e non riesco a capacitarmi di come riesca incessante a masticare chilometri su lave e canaloni di cenere e lapilli come nulla fosse, fino in questo 2021 è risalito in vetta per vedere i cambiamenti dopo le ultime eruzioni, trovando pure il tempo per la sua sigaretta dopo un modico pezzo di pane e una birra, davvero incredibile. A colpirmi però sono anche gli occhi che risaltano sul suo viso magro come il corpo; chiarissimi, profondi, di una sincerità disarmante, e mostrano la pura saggezza di un uomo vissuto. Don Turi ha tramandato questa passione ai suoi figli sin dalla tenera età, ed oggi infatti sia Biagio che Francesco, rispettivamente Guida Alpina e Guida Vulcanologica, programmano per i turisti che arrivano da tutto il mondo le escursioni in totale sicurezza dalle quote medio basse fin sopra i Crateri sommitali, questo tramite il Gruppo Guide Alpine e Vulcanologiche Etna Nord.
Che dire, GRANDE DON TURI! 

Staff Siciliafan