Scrivendo questa biografia l’autore si è proposto l’arduo tentativo di colmare una grave lacuna nella pur ricca storiografia locale, dal momento che al barone Francesco Lombardo Gangitano, protagonista della vita economica, finanziaria, politica e culturale non solo della sua città, Canicattì, ma dell’intera Sicilia tra la fine dell’Ottocento e il primo decennio del Novecento, non è stata dedicata finora alcuna ricerca.
Francesco Lombardo fondò la “Lega Siciliana per la Riforma delle Circoscrizioni Territoriali” con l’intento di adeguare l’estensione dei singoli comuni al nuovo ruolo da essi assunto nella vita economica e sociale. Esistevano situazioni davvero assurde: Canicattì allora, con una popolazione di 25.000 abitanti possedeva un territorio di appena 5.563 ettari, mentre la vicina Naro, con una popolazione di 10.000 abitanti, possedeva un territorio di 14.145 ettari. Ancora più forte lo squilibrio con Girgenti e Caltanissetta: i due capoluoghi, con 24.000 e 30.000 abitanti, usufruivano, rispettivamente, di un territorio di 37.000 e 42.000 ettari. I proprietari terrieri di Canicattì pagavano la gran parte delle tasse ai comuni vicini che avevano grande disponibilità di soldi per la realizzazione di opere pubbliche mentre il comune di Canicattì aveva difficoltà a realizzare gli interventi di prima necessità.
Il barone Lombardo fu un grande imprenditore agricolo e, all’interno dei suoi immensi feudi (più di cinquemila ettari!), realizzò le prime case popolari per i suoi contadini e ben 60 chilometri di strade interpoderali. Particolare cura dedicò alla coltivazione del mandorlo di cui la Sicilia, insieme alla provincia di Bari, era la più grande produttrice del mondo. Un’altra importante attività imprenditoriale del barone canicattinese fu l’allevamento dei cavalli, finalizzato non solo agli bisogni agricoli ma anche ad esigenze di comodo e lusso, soprattutto per quanto si riferiva al settore dei trasporti. I pregiati quadrupedi raggiungevano da Canicattì numerose caserme dell’Artiglieria, della Cavalleria e dei Reali Carabinieri in tutto il territorio nazionale e perfino la corte reale inglese.
Presenti nel volume numerosi riferimenti al sorgere, a Canicattì, delle prime banche ed in particolare allo sviluppo delle casse operaie e rurali di ispirazione laica e cattolica e, tra queste ultime, della Cassa Rurale “San Francesco”, oggi Banca “San Francesco”.
Del barone Lombardo, ancora, viene evidenziata l’attività filantropica e la grande munificenza, soprattutto nei riguardi dell’Ospedale Civile che sarebbe stato poi a Lui intitolato.
Dall’opera emerge il rapporto di collaborazione tra il barone Lombardo e Giovanni Guarino Amella, protagonista della vita politica sia a livello cittadino che in campo nazionale.
In appendice sono riportati documenti inediti di particolare valore storico: atto dotale del 20 febbraio 1860; documenti relativi al regio patronato dei canonicati, copia del diploma del conte Ruggiero del 1093, donazione del barone Lombardo all’Ospedale di Canicattì del 19 giugno 1909, erezione in corpo morale dell’Ospedale e del Ricovero di Mendicità di Canicattì, documentazione relativa alle casse rurali, operaie ed agrarie ed alle società cooperative di Canicattì, ecc.
La pregevole e dotta prefazione, dal titolo “Il barone Lombardo, un uomo”, è stata curata dall’avvocato e scrittore Diego Guadagnino.