Il Consiglio di Stato boccia il decreto ministeriale sul canone Rai in bolletta elettrica. A poche settimane dalla prima bolletta con imposta tv incorporata, a luglio, il Consiglio di Stato sottolinea come il decreto scritto dal Ministero dello Sviluppo Economico non offra una "definizione di apparecchio tv", né precisa che il Canone si debba versare una volta sola, anche se l'intestatario della bolletta elettrica possiede più televisori in casa. Più che uno stop alla disposizione, dunque, è una bocciatura a chi ha scritto la legge.
Come spiega in dettaglio "Repubblica", secondo il Consiglio di Stato è necessario chiarire che la famiglia deve versare la gabella un'unica volta, e solo se possiede un tv che riceve i programmi in modo diretto "oppure attraverso il decoder". In questo modo, il decreto chiarirà definitivamente che non si deve pagare niente quando si hanno uno "smartphone o un tablet" che pure riescono a intercettare il segnale televisivo.
Ci sarebbe poi un problema di privacy nella riscossione del nuovo Canone, considerata la mole di dati che si scambieranno gli "enti coinvolti (Anagrafe tributaria, Autorità per l'energia elettrica, Acquirente unico, Ministero dell'Interno, Comuni e società private)", il tutto senza nemmeno una "disposizione regolamentare" che assicuri il rispetto delle normative sulla riservatezza.
Stigmatizzata, poi, la scarsa chiarezza del decreto ministeriale che pure tratta una materia molto sentita dagli italiani. Oscuro, ad esempio, è il passaggio che definisce le categorie di utenti tenute al pagamento dell'imposta per Viale Mazzini. E poi c'è il capitolo della dichiarazione che bisogna inviare all'Agenzia delle Entrate per attestare di non avere il televisore. Gli adempimenti in capo a chi non deve versare la gabella tv sono tali da imporre allo Stato una campagna d'informazione capillare, che il decreto però si guarda bene dal chiedere.
Infine il Consiglio di Stato punta l'indice sul fatto che il ministero dell'Economia non ha dato un formale via libera (attraverso il meccanismo del "concerto") al decreto scritto dal ministero dello Sviluppo Economico. Il ministero dell'Economia si è limitato a una presa d'atto dell'esistenza di questo atto. In assenza del "concerto", però, si rischia di inficiare la "correttezza formale" dell'iter amministrativo.