È Pesaro la Capitale Italiana della Cultura 2024. Siracusa, che era tra le finaliste, non è riuscita ad aggiudicarsi il titolo. Il mancato riconoscimento, lungi dallo scoraggiare il capoluogo aretuseo, è il punto di partenza per mettere a frutto ciò che è stato fatto lungo tutto questo percorso.
Siracusa era tra le dieci finaliste insieme a Pesaro, Ascoli Piceno, Chioggia, Grosseto, Mesagne, Sestri Levante con il Tigullio, Unione dei Comuni Paestum-Alto Cilento, Viareggio e Vicenza. A vincere, dunque, è stata Pesaro, nelle Marche, come proclamato dal ministro dei Beni e delle Attività culturali, Dario Franceschini. Il titolo è stato assegnato nel corso della cerimonia presso la Sala “Giovanni Spadolini” del Collegio Romano del ministero della Cultura.
Alla cerimonia hanno preso parte i sindaci delle dieci città candidate e i componenti della giuria, presieduta da Silvia Calandrelli, che hanno avuto il non facile compito di assegnare il titolo di “Capitale italiana della cultura 2024”.
«La competizione virtuosa per la ‘Capitale italiana della cultura’ diventa sempre più appassionante e di qualità – ha detto Franceschini – . Essere finalisti è un grande risultato frutto di una programmazione condivisa e di impostazione delle politiche culturali delle singole città».
«Come per gli Oscar, dovete fregiarvi anche di essere stati finalisti», ha aggiunto il ministro. La mancata vittoria non scoraggia l’intraprendenza di Siracusa, una delle città più belle della Sicilia, famosa in tutto il mondo.
«Qualunque sia l’esito – avevano detto prima della proclamazione della vincitrice il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, e l’assessore alla Cultura, Fabio Granata – non sarà solo la fine di una fase ma l’inizio di un nuovo percorso per il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo posti con la realizzazione dei progetti contenuti nel dossier della candidatura».
«Ci metteremo subito al lavoro assieme al Comitato promotore cittadino perché le idee emerse in questi mesi, come abbiamo sempre detto, sono un patrimonio della città che dobbiamo ben utilizzare, così come il metodo partecipativo e aperto fin qui utilizzato. È un lavoro in evoluzione». Programmati comunque interventi per 40 milioni di euro, con 15 azioni di recupero con l’apertura di 6 siti.