Capo Schisò è una protuberanza della costa orientale della Sicilia, di natura rocciosa, che si è formata in epoca preistorica. Secondo gli esperti, è nato da una colata lavica emessa dal cono vulcano eccentrico dell’Etna, denominato Monte Mojo. L’imponente cratere è ormai spento: è alto più di settecento metri sul livello del mare e rappresenta una meta molto piacevole per chi vuole godere di uno spettacolare panorama. A questi luoghi è legata una leggenda che vede protagonista un approfittatore che rubava al fratello cieco.
Da questo cratere, alcune migliaia di anni prima, è nata la lava che, raggiungendo il mare, ha prodotto la formazione della penisoletta di Capo Schisò. Qui, nell’VIII secolo, è stata fondata la prima colonia greca in Sicilia. Il fondatore si sarebbe chiamato Teocle. Sempre questo cratere ha provocato la formazione delle Gole dell’Alcantara. Il nome Mojo deriverebbe dall’arabo Moiah, in riferimento alla purezza dell’acqua fluviale del fiume Alcantara.
La tradizione popolare, tuttavia, lo ricollega alla parola moggio, un contenitore di forma conica utilizzato per misurare il grano. Lo storico Anton Giulio Filoteo D’Amodeo ha preso spunto per coniare una leggenda popolare, quella del “cieco ingannato“.
I protagonisti sono due fratelli, uno dei quali cieco. L’altro, un approfittatore, al momento della spartizione del grano trebbiato, colmava il moggio quando misurava la sua parte, ma lo capovolgeva se stava misurando quella del fratello e poi, prendendolo per mano, la guidava fin sopra, per fargli credere che il moggio fosse colmo. Il cielo gli credeva. La punizione arrivò presto. Durante un temporale, un fulmine ridusse in cenere il fratello ladro e trasformò l’enorme mucchio di frumento in un monte.