Cappella Palatina, tutto quello che c’è da sapere sulla straordinaria basilica che si trova all’interno del Palazzo Reale di Palermo. Quando è stata creata, perché si chiama così, quale è lo stile architettonico di questo Patrimonio dell’Umanità Unesco. La chiesa italiana più bella del mondo.
Si chiama così perché il suo nome significa “Cappella del Palazzo”: è, infatti, la Basilica di Palazzo dei Normanni, il Palazzo Reale di Palermo. A volere la costruzione di questa chiesa fu Re Ruggero II di Sicilia, nel 1140. Un vero capolavoro architettonico e artistico, in stile normanno-bizantino. Alcuni definiscono questo stile “siculo-normanno”.
La Cappella Palatina è, senza ombra di dubbio, uno di quei luoghi che bisogna visitare almeno una volta nella vita. Una meta obbligata per le vacanze in Sicilia. Dal 2015 questo luogo sacro è un Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, in quanto pare dell’Itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale.
Nel corso dei secoli è stata tappa di viaggiatori illustri, come quelli che percorsero il Grand Tour alla scoperta dell’Italia, della Sicilia e delle loro meraviglie. Molti hanno amato e citato la chiesa del Palazzo dei Normanni, da Johann Wolfgang von Goethe a Guy de Maupassant.
Ancora oggi, rappresenta uno dei gioielli indiscussi dell’architettura. Nel 2017 il Daily Telegraph ha stabilito che la Cappella Palatina è una delle chiese più belle del mondo: è l’unica italiana presente nell’elenco, alla 14esima posizione (precede la Saint-Chapelle di Parigi).
Un tempo l’aspetto esteriore di questa chiesa era molto diverso da quello che vediamo oggi. Non tutti lo sanno, ma della facciata originale non è rimasto quasi nulla, poiché è stata inglobata da costruzioni più recenti. In origine sorgeva isolata, con l’abside rivolta a oriente, come vuole la tradizione bizantina.
Entrare all’interno e visitare la Cappella Palatina è un’emozione unica. Quando si entra, si rimane stupiti per la magnificenza e per lo splendore dei mosaici. Tutto brilla, in un trionfo di arte unica al mondo.
A colpire immediatamente l’attenzione dei visitatori sono, naturalmente, i mosaici della Cappella Palatina. Gli interni sono uno dei più alti esempi di integrazione fra architettura e arti figurative. La ricchezza dei decori è impressionante, specialmente nei mosaici bizantini che rivestono tutte le pareti in alto delle navate.
I mosaici più antichi sono quelli della navata centrale e della cupola. Risalgono al 1143. Il celebre Cristo Pantocratore di Palermo si trova proprio nella Cappella Palatina. La figura benedicente è realizzata secondo i più classici canoni bizantini e ricorda quella presente all’interno del Duomo di Monreale.
A metà figura, con un lieve scarto della testa e delle spalle verso sinistra, si scorgono una tunica rosso scuro e un himation blu (capo di abbigliamento di origine greca), con una fitta rete di crisografie. Benedice con la mano destra, mentre con la sinistra mostra un libro con un passo del Vangelo di Giovanni. Negli interni della Cappella c’è molto altro da scoprire: proseguiamo.
Da citare anche il mosaico del battesimo di Cristo nel Diaconion. L’opera presenta una sorprendente stilizzazione delle onde. Nei pilastri e negli intradossi degli archi vi sono immagini di Santi e Padri della Chiesa.
Il soffitto e i muqarnas
Ad arricchire l’insieme contribuisce anche il soffitto in legno della navata centrale, che presenta intagli e dipinti di stile arabo (muqarnas). In ogni spicchio sono presenti stelle lignee con rappresentazioni di animali, danzatori e scene di vita della corte islamica e del paradiso coranico. Passiamo adesso alle altre curiosità su questo luogo straordinario.
La Cappella Palatina sorse in un momento di grande creatività artistica, in cui operarono insieme maestranze di origine e sensibilità diverse. Il risultato fu un capolavoro che rispecchia la politica di tolleranza adottata da Ruggero II. Il Re volle mostrare l’incontro tra la cultura orientale e quella occidentale.
Osservando attentamente il pavimento, vi si possono scoprire degli altri mosaici, non di vetro, ma di pietre come il porfido. Il pavimento è arabo e arabe sono anche le palmette stilizzate sulle pareti sopra le quali troviamo i mosaici bizantini. Guy De Maupassaunt, descrivendola, usò queste parole: «La Cappella Palatina, la più bella che esista al mondo, il più sorprendente gioiello religioso sognato dal pensiero umano ed eseguito da mani di artista».
Si conservano quasi inalterati la straordinaria decorazione marmorea in opus sectile dei pavimenti e delle pareti, i mosaici bizantini del presbiterio (datati al regno di Ruggero II) e delle navate (datati invece al regno di Guglielmo I e a quello di Guglielmo II), le pitture islamiche dei soffitti lignei.
La straordinaria macchina lignea a muqarnas, poligoni stellati e cupolette della navata centrale, è unica nel suo genere: le decorazioni dipinte costituiscono il più vasto complesso di pittura islamica di età medievale che si sia conservato. In uno spazio attiguo all’edificio sacro sono custodite una serie di arredi e suppellettili, ostensori e reliquiari entrati in possesso del clero palatino nel corso dei secoli, costituenti quello che fu, sin dall’epoca medievale, il Tesoro della Cappella Palatina.
Molto interessante è anche il candelabro monolitico, alto poco più di 4 metri, che ancora oggi viene utilizzato Il giorno di Pasqua. È in marmo bianco, diviso in cinque ordini, e poggia su quattro leoni che azzannano uomini e bestie. I leoni sono il simbolo dei normanni.
Al cento del candelabro vi è Cristo, raffigurato con la barba, che siede su un cuscino e tiene in mano un libro. Ai suoi piedi si trova la figura di un uomo vestito da ecclesiastico, probabilmente lo stesso Ruggero II. Chiudiamo con una piccola curiosità: al di sotto della Cappella Palatina vi è la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, definita la sua “cripta”.
La Cappella Palatina è aperta tutti i giorni, con i seguenti orari (giornate e orari potrebbero subire modifiche in base agli eventi che si svolgono all’interno del complesso monumentale e della chiesa stessa. Domeniche e Festivi l’accesso è interdetto ai turisti dalle 9,30 alle 11,30 per la celebrazione della Santa Messa). Il sito chiude 30 minuti dopo l’emissione dell’ultimo biglietto:
Potete acquistare i biglietti e verificare l’apertura sul sito della Fondazione Federico II.
Foto: Andrea Schaffer – Licenza.