Il carnevale di Termini Imerese è uno dei carnevali storici di Sicilia; ed è tra i pochissimi che, proprio in virtù della sua antichissima storia, si accredita anche, ma ad onor del vero non è il solo, come il Carnevale più Antico. E’ ovvio che geo localizzare anagraficamente la nascita di una manifestazione che affonda la sua origine nella notte dei tempi, è operazione impervia oltre che inutile. Ma è pur vero che il carnevale di Termini Imerese è documentato fin dagli inizi del settecento e rispetto agli altri, unico in Sicilia e forse anche in Italia, ha la prerogativa di utilizzare ancora oggi le stesse maschere in cartapesta realizzate oltre 120 anni fa da un ignoto artigiano. Sono le maschere di u nannu ca nanna, di proprietà della famiglia La Rocca e simbolo stesso del carnevale termitano, e che ogni anno esaltano le folle che vanno letteralmente in delirio laddove è segnalata la loro presenza. Nelle scuole, negli ospedali, nei centri di cura e di accoglienza, nelle case anziani, ma anche e soprattutto nei tanti circoli cittadini che, l’ultimo sabato di carnevale, retaggio degli antichi sabatini, organizzano balli e cene. E’ qui che si scatena la bolgia con le guardie del corpo della nuova Società del Carnovale, brillantemente guidata dal presidente Caruana, che faticano a tenere a bada gli esagitati nipoti; vecchi, giovani e bambini, che si strattonano e si accalcano per un selfie o per un ballo. Dopo le sfilata finale del martedì grasso, al nannu, per bocca dell’ineffabile notaio Menzapinna, toccherà annunciare alla piazza il proprio testamento; prima che il fuoco ne avvolga simbolicamente l’immagine decretandone la morte a conclusione della festa preludio all’arrivo delle ceneri quaresimali.
(Nella foto di Sebastiano Lo Buono “U nannu ca Nanna ed il Notaio Menzapinna)