Il carrubo caratterizza da sempre i paesaggi siciliani. È un albero antico e molto apprezzato, che regala frutti ricchi di proprietà, dai quali peraltro si ricava un’ottima farina. Secondo alcuni, a introdurre il carrubo in Sicilia sarebbero stati i Greci e a diffonderlo sarebbero stati gli Arabi. Per altri, invece, sarebbero state le popolazioni fenicie a portarlo: queste, infatti, provenivano dal Libano e si ritiene che la pianta abbia avuto origine proprio qui.
Nel corso del XVIII la pianta ha trovato il suo ambiente ideale, soprattutto nei territori di Modica, Ragusa, Scicli, Comiso, Noto e Avola. A lungo è stata una fondamentale risorsa economica per le popolazioni del Ragusano. Il frutto, chiamato carato, veniva usato come unità di misura dagli orafi.
Oggi la coltivazione viene spesso sostituita con quella del bagolato che, sebbene molto simile, non è la stessa cosa.
La denominazione scientifica del carrubo è Ceratonia siliqua L. e deriva dal greco: “keras”, infatti, significa corno, mentre “siliqua” si riferisce al tipo di frutto. Il nome comune proviene invece dall’arabo kharrub.
Le caratteristiche del carrubo
Il carrubo è longevo: può sopravvivere fino a 500 anni, se non addirittura 1000. La fioritura ha inizio tra luglio e agosto e prosegue fino a dicembre, mentre il frutto si sviluppa in primavera e matura in estate inoltrata. I fiori hanno bisogno di circa un anno per trasformarsi in frutti maturi e, quando vengono raccolti, hanno già sviluppato i fiori per la successiva fruttificazione.
In cucina, la farina di carrube viene utilizzata per la realizzazione di numerose ricette, che vanno dagli antipasti ai dolci. In tempi relativamente recenti è diventata molto popolare la pizza preparata con questa farina. Un celebre prodotto della tradizione sono le caramelle alla carruba.
Una piccola curiosità: il fungo di carrubo è un prodotto davvero particolare e molto raro.