La Sicilia non finisce mai di stupirci. Proprio quando pensi di averla vista in lungo e in largo, ecco che ti meraviglia con qualcosa di nuovo. Una curiosità, un luogo, un itinerario o, come nel caso di oggi un edificio. Vi portiamo nella Valle del Dittaino, in provincia di Enna, per conoscere da vicino la Casa del Fico d’India.
Certo, la chiamano “casa“, ma in realtà non lo è. Si tratta di un vecchio casello ferroviario dismesso, nei pressi della Stazione di Dittaino. Fino al 1918, questa stazione era nota come Stazione di Assoro. Inaugurata nel 1870, fu operativa in concomitanza con l’apertura della tratta ferroviaria Raddusa-Pirato della costruenda ferrovia Catania-Palermo.
In seguito alla costruzione della linea ferroviaria a cremagliera per Assoro e Leonforte, il nome della stazione cambiò. Si seguì, così, l’usanza delle Ferrovie dello Stato, di rifarsi al nome della località, della contrada o del sito in cui si trova lo scalo ferroviario. Così venne chiamata come il fiume che le passa accanto, il Dittaino appunto. La stazione di Dittaino fu per molto tempo di fermata per tutte le categorie di treni, compresi i rapidi provenienti da Palermo e da Catania per i viaggiatori provenienti o diretti a Valguarnera, Barrafranca e Piazza Armerina.
E proprio a quella stazione, in un certo senso, è legato il destino della casetta (che abbiamo capito non essere una casa vera e propria) su cui crescono i Fichi d’India. Passando, non si può non notare quei fichi d’India che crescono rigogliosi sul tetto. Quasi una piccola rivincita della natura, un modo per dire che, gira e rigira, lei non molla mai.
Se proprio dobbiamo dirla tutta, il fico d’India è un po’ una pianta “miracolosa”. Resiste, infatti, alla siccità e alle alte temperature, ma anche al freddo. Il motivo è semplice: i fusti, a causa della loro struttura, non sono solo in grado di catturare efficientemente l’acqua, ma riescono ad accumularla nei loro tessuti, trattenendola senza disperderla. Guardando la Casa del Fico d’India, non si può fare a meno di chiedersi quanto potrà reggere quel tetto. Quel che è certo è che rappresenta un curioso e singolare angolo di Sicilia. Foto: Monica Giarrizzo.