La triste vicenda del cameraman palermitano Mario Biondo, morto nel 2013 a Madrid in circostanze ancora del tutto da chiarire, diventa una serie Netflix dal titolo “Le ultime ore di Mario Biondo”, diretta da María Pulido e disponibile da ieri giovedì 3 agosto sulla piattaforma streaming.
All’epoca il fatto suscitò un grande clamore da parte della stampa sia in Italia che in Spagna. Il corpo dell’uomo fu ritrovato privo di vita nella casa di Madrid in cui viveva insieme alla moglie, la conduttrice Tv spagnola Raquel Sánchez Silva, che in quei giorni si trovava fuori città.
Dalle indagini condotte dalla polizia e dalla giustizia spagnola e dopo ben due autopsie effettuate in Italia è emerso che Mario Biondo si suicidò impiccandosi alla libreria del suo appartamento, una tesi a cui la famiglia dell’uomo, la madre Santina D’Alessandro in primis, non ha mai voluto credere come dichiarato nella stessa serie Netflix.
Mario Biondo era un ragazzo entusiasta, aveva una carriera ben avviata (lavorava per alcuni programmi di successo come l’Isola dei famosi), un matrimonio apparentemente felice e tanti progetti ancora da realizzare. “Mario era un ragazzo pieno di vita, ci aveva pagato i biglietti aereo per andarlo a trovare a Madrid. Non si sarebbe mai ucciso”, aveva raccontato tempo fa la madre.
Omicidio o suicidio? Un giallo ancora irrisolto
La docu-serie in tre puntate da poco più di 40 minuti ciascuna tenta di ricostruire quanto avvenuto il 30 maggio 2013, giorno della morte di Mario Biondo, basandosi su un attento lavoro di inchiesta giornalistica, svolta tra il 2021 e il 2023, un lavoro che include più di 200 ore di registrazione, venti interviste e testimonianze, tra cui quella di Selvaggia Lucarelli che si è occupata del caso, e la consultazione di diverse fonti.
Nel 2022 il gip di Palermo Nicola Aiello ha archiviato un’inchiesta sul decesso di Mario Biondo per limiti processuali dovuti “alla distanza di tempo dai fatti”, ben 10 anni, ammettendo però che alcuni elementi smentiscono la tesi del suicidio: “Pur essendo rintracciabili nel fascicolo del PM numerosi segmenti probatori che depongono per la tesi omicidiaria sostenuta dagli opponenti, la distanza di tempo dai fatti per cui si procede ha difatti pregiudicato la possibilità di svolgere quelle indagini che avrebbero potuto consentire di individuare gli autori dell’ipotizzato omicidio”.
L’uomo potrebbe dunque essere stato ucciso da mani ignote e posizionato in modo da simulare un suicidio come sostengono da tempo i familiari.
Nella docu-serie Netflix non è presente Sánchez Silva, anche se in sua vece è presente il suo ex manager Guillermo Gómez che è anche produttore esecutivo della serie, il quale suggerisce che il decesso di Mario Biondo sia da collegare a una possibile pratica di “auto-asfissia”.
In un video sui social la mamma di Mario Biondo Santina D’Alessandro ha dichiarato di non sapere che Gómez fosse coinvolto nella produzione del film, altrimenti non avrebbe mai accettato di farne parte e che quanto emerge nella serie “È tutta una bugia, una manipolazione”, un tentativo di infangare ancora una volta il figlio.
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