Il castello di Calatubo è un’antica fortezza di origini arabe che sorge nell’area comunale di Alcamo, città della provincia di Trapani. La struttura versa oggi in pessime condizioni e non è aperta alle visite.
La storia del castello risale però a prima del 1093, ma fu proprio in quell’anno, con l’arrivo del conte Ruggero in Sicilia, che hanno inizio le prime testimonianze del maniero, trasmesse tramite i documenti scritti redatti per conto del nobile, al momento della definizione della diocesi di Mazara.
Attorno al castello sorse dunque il villaggio di Calatubo, un luogo che fondò la sua esistenza sul commercio dei cereali e sull’esportazione di pietre che venivano utilizzate per costituire le macine dei cosiddetti ‘mulini persiani’, ricavate dalle vicine cave poste in prossimità del torrente Finocchio; ma alle sue pendici sono state ritrovate testimonianze ben più antiche, di un insediamento elimo e di una necropoli del VII secolo a.C.
Grazie alla sua posizione strategica, posta in cima ad una rocca a 152 metri sul livello del mare, il noto maniero in ‘terra di tufo’, così come venne chiamato durante il dominio arabo, assunse un importante ruolo militare, assieme ai forti e alle torri che costituivano la direttrice difensiva disposta tra le città di Palermo e Trapani.
Con l’arrivo dei Normanni, il villaggio di Calatubo venne progressivamente abbandonato e il castello venne convertito in una masseria. Alla sua struttura principale infatti, vennero aggiunti altri ambienti adibiti a magazzini, stalle e altre strutture che venivano utilizzate per l’amministrazione agricola dei territori del feudo; con la fine del XIX secolo, presso il secondo cortile vennero edificati i magazzini dedicati alla produzione vitivinicola locale.
Le condizioni del fortilizio, disposto in direzione Est-Ovest per una lunghezza di 150 metri per 35, rimasero buone fino al 1968, anno del noto terremoto del Belice. A completare i danni alla struttura, anche la conversione in ovile e gli scavi di frodo atti a raggiungere i reperti dell’annessa necropoli antica.
Nel luglio del 2013, le mura esterne del castello sono state interessate da un incendio che ne ha annerito alcune zone; nonostante i tentativi del Comune di Alcamo di riqualificare la struttura, il complesso non è ancora stato riportato al suo antico splendore.
L’amministrazione comunale ha acquistato l’ex complesso militare nel 2007, dalla famiglia Papè di Valdina, per la cifra di 60mila euro. Dal 2003 al 2014 è stato più volte segnalato al FAI nell’ambito dell’iniziativa “I Luoghi del Cuore” con l’obiettivo di salvarlo, valorizzarlo e promuoverlo.
Il forte appare inaccessibile su tre lati; l’unico punto di accesso è posto a Occidente, dove si trova una prima linea difensiva a cui si arriva tramite un’ampia rampa a gradoni. Oltre la cinta muraria, si trovano un pozzo, una chiesa ad aula e altri ambienti; le mura sono collegate al portale d’ingresso del castello tramite un cortile e una seconda cinta di mura.
Una volta giunti alla terza linea difensiva, ci si trova in prossimità di una torre oblunga che apre al nucleo fondante dell’edificio a pianta rettangolare di 7×21,50 metri, disposto a Sud.
Dalla sommità della rocca calcarea su cui è stato edificato il maniero, è possibile scorgere il Monte Bonifato e il Golfo di Castellammare.
Secondo una leggenda, il castello di Calatubo sarebbe unito al fortilizio dei Conti di Modica, sempre in territorio di Alcamo, e alla torre dei Ventimiglia posta sul Monte Bonifato, da una lunga rete di cunicoli sotterranei.
Autore | Enrica Bartalotta