Il viaggio alla scoperta dei Castelli Siciliani più belli ci porta oggi in provincia di Messina, per conoscere uno dei complessi fortificati più significativi d’Europa, nonché il più esteso di Sicilia. Il Castello di Milazzo si trova in posizione strategica e si protende verso le Eolie, a presidio di una rada naturale che è da sempre uno dei porti più importanti della Sicilia. Il sito non ha sempre avuto un’importanza esclusivamente militare poiché è stato anche parte di un borgo medievale.
Il castello sorge in uno dei pochi luoghi del Mediterraneo ininterrottamente abitati dall’uomo da almeno 5mila anni. È il cuore della città. La possente rocca naturale di Milazzo ha visto fiorire le civiltà del neolitico, del bronzo e del ferro, e continuò ad essere fortezza di primaria importanza per il controllo della costa settentrionale della Sicilia e del suo mare sotto i Greci, i Romani e i Bizantini. La natura rocciosa del suolo, il suo declivio ed il suo sconvolgimento per la costruzione delle cinte bastionate non hanno lasciato traccia alcuna delle fortificazioni erette prima della conquista araba.
Il Mastio sorge sul punto più alto dello sperone roccioso a strapiombo sul mare e chiude un’ampia ed ariosa corte. Il suo nucleo più antico è la torre “saracena”, mentre il suo ambiente più pregevole è l’elegante salone all’interno del quale si trova un possente camino. Iniziato forse sotto gli Arabi e ampliato dai Normanni, il Mastio assunse la sua struttura attuale sotto Federico II di Svevia, come rivelano le otto torri angolare e mediane. Alcuni dei conci in pietra lavica che ornano le strutture murarie delle torri e del salone recano ancora oggi i marchi dei lapicidi, geometrici contrassegni che consentivano di riconoscere – e conseguentemente controllare e remunerare – il lavoro dei singoli maestri impegnati nel cantiere milazzese.
Successivamente, sotto gli Aragonesi, il Mastio normanno-svevo venne protetto dal tiro delle armi da fuoco attraverso la costruzione, alla fine del Quattrocento, della cinta bastionata che lo racchiude con i suoi 5 torrioni semicilindrici. Questa è la cosiddetta cinta aragonese o “barrera artillera”. Nel Cinquecento gli Spagnoli, per proteggere la città e la costa dai pirati barbareschi che avevano saccheggiato le Eolie e la Calabria e per avere un’imprendibile fortezza da cui controllare Messina, innalzarono la poderosa cinta muraria contraddistinta dalle numerose caditoie destinate alla difesa piombante.
Con la costruzione della cortina cinquecentesca (la “cinta spagnola”) l’intero complesso fortificato assunse l’aspetto di una vera e propria città murata. Qui vi erano i palazzi del potere, cinque-sei edifici di culto, oltre alla chiesa madre innalzata alle soglie del Seicento, e le numerosissime abitazioni civili. Oggi – esclusi l’antico Duomo e la Badia seicentesca – di quel complesso di fabbricati pubblici e privati, non rimangono che i perimetri murari di base, solo in parte affioranti in superficie.
La cinta spagnola, che comprende la cortina e i due bastioni ad essa affiancati (denominati rispettivamente «di Santa Maria» e «delle Isole»), è il risultato della progettazione di alcuni dei migliori ingegneri militari del tempo. Tra questi, il bergamasco Antonio Ferramolino. Sempre al Ferramolino si deve uno dei luoghi più affascinanti e suggestivi dell’intera città murata: la galleria di contromina del bastione delle Isole. Si tratta di un lungo e tenebroso cunicolo, ricavato nel perimetro murario dello stesso bastione, che aveva lo scopo di prevenire gli attacchi delle mine nemiche. Il complesso sistema di fortificazioni del Castello di Milazzo non venne mai espugnato. Non ci riuscirono neppure gli Spagnoli, che l’avevano eretto, quando tentarono da qui di riconquistare la Sicilia perduta. Lo stesso Garibaldi fermò la sua avanzata vittoriosa sotto le due, fino a quando l’esercito borbonico, per il collasso dello Stato napoletano, non si arrese.
Foto: Wilson44691