Alla scoperta del Castello di Erice.
- Tra i luoghi più suggestivi dello splendido borgo in provincia di Trapani, c’è il Castello di Venere.
- Questo edificio sorge su una rupe isolata e custodisce secoli di storia.
- Si tratta di un luogo unico: ecco perché dovreste visitarlo.
Tra i borghi siciliani più belli c’è senza dubbio Erice, in provincia di Trapani. Questo paesino, posto sulla vetta del Monte omonimo, ha un fascino difficile da eguagliare. La sua storia, i suoi vicoletti, i panorami mozzafiato e i suoi dolci lo rendono una delle mete in Sicilia da non perdere. Tra gli edifici che lo caratterizzano c’è il Castello di Venere. L’edificio sorge su una rupe isolata, nell’angolo sud-orientale della vetta del Monte Erice, proprio sulle rovine di un tempio elimo-fenicio-romano. Oggi vogliamo visitarlo insieme a voi: mettetevi comodi, perché c’è davvero tanto da scoprire.
La storia del Castello di Venere
La storia del Castello di Erice affonda le radici nel passato lontano, quando i Sicani giunsero sulla vetta del monte. Furono loro a elevare una piccola ara all’aperto, dedicandola a una divinità femminile, considerata dea dell’amore e della fecondità, nonché protettrice dei naviganti. Nell’antichissimo santuario, il culto della Venere Erycina assunse nomi diversi, a seconda delle diverse epoche. Gli Elimi e i Punici-Cartaginesi mantennero il culto della dea, da loro chiamata Astarte, incrementando la sua fama fra tutti i popoli del Mediterraneo. I punici furono i primi ad introdurre riti e usi orientali tra cui l’allevamento delle colombe, animale sacro alla divinità, che volavano intorno le mura del cosiddetto “recinto sacro“. Erice, così come il tempio, per anni furono protagonisti dei numerosi mutamenti storici, passando dalla dominazione greca a quella romana.
Da santuario a Castello
Con la caduta dell’impero romano, sia Erice che il suo santuario caddero nell’oblio. Tutto rinacque con gli Altavilla, che conquistarono la cittadina. Su quella rocca, che per secoli aveva ospitato il santuario della dea, i normanni cancellarono ogni rito pagano che ancora persisteva sulla vetta e, per queste finalità, distrussero il tempio costruendo al di sopra di esso il loro maestoso maniero, tra XI e XII secolo. Per la fortezza si scelse il nome di Castello di Venere. Con l’estinzione della dinastia normanna-sveva, Erice e la sua fortezza seguirono le sorti della Sicilia, passando da dominazione in dominazione, rimanendo piazza reale fino al XVI secolo e successivamente prigione, ospitando anche un presidio di soldati spagnoli.
Intorno al 1800 divenne proprietà del Comune. Nei primi decenni del XIX secolo passò al comune, che alla fine del secolo lo diede in concessione al conte Agostino Pepoli in cambio di un restauro. Passiamo adesso a scoprirne gli interni.
Il Castello di Venere si trova su una rupe isolata e si caratterizza per le maestosa mure ornate di merli ghibellini.. Un tempo vi si accedeva attraverso un ponte levatoio. Al di sopra del portone d’ingresso si possono notare lo stemma Asburgo di Spagna, un piombatoio che serviva per ostacolare il nemico e una meravigliosa bifora trecentesca. Dal suo interno si ammira una vista panoramica senza tempo. Vi si trovano reperti archeologici databili dall’età arcaica fino all’età normanna, come le terme romane, il pozzo di Venere, resti del tempio di Venere, il ponte di Dedalo, la colombaia, la muraglia medievale, le feritoie, un tunnel medievale e le carceri borboniche. Foto: Flavio Lo Presti.