Avete mai sentito parlare del Castello Pentefur? Il nostro viaggio alla scoperta della Sicilia ci porta oggi a Savoca, un bellissimo borgo. Il castello si trova su uno dei due colli su cui sorge l’antico abitato e, allo stato attuale, si possono ammirare alcuni tratti della cinta muraria merlata e le cisterne.
Nella parte più elevata del pianoro, si possono distinguere i resti di quello che un tempo fu il mastio del castello su un’area di 350 metri quadrati. Al suo interno sono ancora visibili le tracce di alcuni ambienti e una piccola porzione della pavimentazione, venuti alla luce attraverso una serie di vecchi saggi archeologici.
La storia del Castello Pentefur
Il Castello Pentefur, nel suo impianto più antico, fu eretto probabilmente su una preesistente fortificazione d’epoca tardo romana o bizantina. Durante la dominazione araba vi si posero insediamenti civili. Intorno al 1070, l’attuale struttura venne rifondata dai Normanni che ne fecero residenza estiva dell’Archimandrita di Messina, con il titolo di Barone di Savoca.
Nel 1355 esso venne proclamato “castello regio”, assumendo grande importanza e successivamente, nel 1396, venne ceduto nuovamente agli Archimandriti di Messina che provvidero a restaurare ed ingrandire l’antico Maniero (nel 1480 e nel 1631). Dal castello partivano gli ordini e le direttive indirizzate a tutti i fortini e le torri di vedetta disseminate sul litorale e che facevano parte del sistema di avviso delle Torri costiere della Sicilia.
Si è aggiudicato la seconda posizione nella classifica de “I Luoghi del Cuore” in provincia di Messina e rappresenta un notevole esempio del patrimonio castellano esistente in Sicilia. Le mura sono state dichiarate “d’interesse storico ed architettonico particolarmente importante” e sottoposte alle prescrizioni di tutela, con decreto dell’Assessore ai Beni Culturali ed Ambientali della Regione Sicilia.
È stato per secoli il centro del potere a Savoca, poi, pian piano perse d’importanza. Dalla fine del secolo XVIII l’imponente castello subì ripetuti crolli, a causa dei terremoti che colpirono il territorio negli anni 1693, 1783 e 1908.
Da qualche tempo, grazie alla famiglia Nicòtina che ne è proprietaria dal 1885, è di nuovo visitabile.